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Biffi tolomei e la salvaguardia della proprietà privata nel ‘700

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di PAOLO L. BERNARDINI "Quando l'interesse individuale presente del proprietario, considerato isolato e spogliato di ogni riguardo per la società, coincide coll'interesse pubblico, si richiede non solo che sia lasciata al proprietario una libertà illimitata, ma che sia difesa dalla pubblica potestà da ogni attacco, che è sempre lesivo del pubblico e del privato egualmente. All'opposto quando l'interesse individuale presente non coincide con quello del pubblico, si richiede un regolamento; altrimenti le società non sussistono, o ne soffrono dei mali gravi". Così scriveva, nel 1785-1786 Matteo Biffi Tolomei. Giova riscoprirlo, nel vasto mare degli economisti settecenteschi, poiché Biffi Tolomei, grande proprietario terriero nel Mugello, scrive, in un secolo in cui il pensiero “italiano” liberale mostra di essere tanto vivo, da Giammaria Ortes a Ferdinando Galiani, quanto contraddittorio, dal punto di vista, appunto, del proprietario terriero, da un punto di vista “priv
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