di GERARDO COCO
Le monete digitali, o criptovalute, permettono di effettuare pagamenti online direttamente da un soggetto ad un altro, in modo anonimo, senza passare attraverso il sistema bancario e sono gestite collettivamente dal network degli utilizzatori (i nodi della rete). Sono il risultato di una formidabile tecnologia, la blockchain, un database progettato per fare transazioni e assimilabile a un estratto conto pubblico che conferma e convalida tutte le transazioni. L’intero network conosce il saldo di ogni portafoglio digitale esistente e invalida qualsiasi tentativo di manipolazione. Sono frazionabili all'infinito e quindi utilizzabili per ogni tipo di pagamento. La quantità delle cripto valute, predeterminata da un algoritmo che ne riproduce la scarsità, non può essere inflazionata. Ciò che resta da capire è se impulsi magnetici, ossia «non cose» possano costituire il fondamento di un sistema monetario di un’economia complessa.
Circa due secoli fa, l’uo
non condivido praticamente nulla.
bitcoin ha un valore dato dalla sua utilità intrinseca esattamente come l’oro
come l’oro ha inoltre anche una quantità fissa (solo x tonnellate di oro esistono sulla terra e solo 21 milioni di bitcoin esistono nel protocollo)
bitcoin è nella medesima categoria dell’oro e siccome l’oro è stato usato come moneta per millenni ne consegue che necessariamente anche bitcoin potrà in futuro essere usato come moneta.
il ragionamento non necessita di altro.
Sono d’accordo con Gerardo Coco il quale, anche in questo articolo, ricalca i “sacri” dettami della Scuola Austriaca.
L’unica moneta che si possa definire tale è, appunto, la “commodity money” che deve fungere da ‘sottostante’ a qualsivoglia sostituto monetario scelto per comodità nelle transazioni commerciali.
La “materia monetaria”, per non essere inflazionabile dai Governi con la connivenza delle Banche centrali, deve essere un qualcosa di “scarso” e “prezioso”, cioè una merce il cui ‘valore intrinseco’ sia riconosciuto dalla maggioranza (meglio se dalla totalità) degli attori nel libero mercato in tutto il mondo. Se così non è, allora il suo “pregio” vale quanto la fiducia che può ispirare. Fiducia che oggi c’è e domani (o altrove) chissà…
Prova ne sia il fatto che, durante la “primavera araba” (così scioccamente definita dagli intellettualoidi di sinistra), la moglie del presidente Ben Ali non è fuggita con una valigia piena di “dinari tunisini” di grossa taglia, ma con un ‘baule’ contenente una tonnellata e mezzo di lingotti d’oro!
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Per quanto riguarda la “velocità” V che compare nella formula P=MV/Q, considero fededegna l’analisi di Frank Shostak il quale, nella ‘conclusion’ del suo articolo Money Supply and the Velocity of Money, scrive:
«Contrary to popular thinking the velocity of money doesn’t have a life of its own. It is not an independent entity and hence it can’t cause anything. The apparent simplicity of the equation of exchange and its consequent widespread acceptance by mainstream economists has been instrumental in the erroneous assessments of the true state of the economy.»
Si, la velocità della moneta non è una variabile indipendente (come del resto il livello dei prezzi e le quantità di merci prodotte). Tra la quantità di moneta e la velocità c’è però un’importante relazione proporzionale diretta: se la prima aumenta, anche la seconda tende ad aumentare. Questo perchè inflazionando la moneta, la sua domanda tende a diminuire. Pertanto è una variabile molto importante.
(Inderogabili impegni mi hanno impedito di rispondere per tempo.)
Dall’equazione dello scambio V=PQ/M si evince il contrario. Cioè quando la quantità di moneta M aumenta (al denominatore) la velocità V diminuisce, dunque la proporzionalità è **inversa** e non diretta. Perché le due grandezze abbiano movimenti nello stesso verso bisogna far riferimento ad altre variabili, indipendenti da queste, messe in relazione tale da rovesciare il significato della formula sopra citata. (Che in tal caso perderebbe di significato).
Alcuni addirittura la scrivono così: MV= Pil(reale) e dicono che in quest’ottica si ottengono preziose informazioni. Io sono in disaccordo, anzi vedo una palese assurdità giacché basterebbe aumentare ‘quanto basta’ la massa monetaria per far crescere il Pil “reale”. Da come agiscono penso proprio che ci credano i banchieri centrali, col risultato disastroso che tutti possiamo costatare.
L’autore sembra non cogliere ancora che anche il valore delle criptovalute ha un sottostante come l’oro. E’ l’energia ed il calcolo computazionale messi al lavoro per sancire la sicurezza di tutto il sistema e che per l’oro e le valute ha un corrispodente (nella storia) a gli sforzi (che non sono mai mancati) per per prevenire la contraffazione.
L’oro ha utilizzi industriali, ha proprietà fisiche, chimiche ed elettriche specifiche. Cos’è un impulso magnetico? Cos’è “lo sforzo”? Anche Marx considerava il lavoro indefinito un valore, ma non lo è.
Anche Bitcoin ha utilizzi industriali, e in futuro ne avrà sempre di più.
Al posto di proprietà fisiche e chimiche specifiche ha proprietà matematiche specifiche. E la matematica rappresenta un livello di “perfezione” infinitamente maggiore sia della fisica che della chimica 😉
non si può prendersela con Draghi perché stampa e compra
“ad minchiam” (una logica ancorché profondamente perversa esiste comunque)
e poi fissare a 21.000K la quantità di bitcoins. Anche la scarsità deve rimanere in una dimensione “unhumpered”. Pianificare una quantità per causare la scarsità è luddisticamente un tentativo che troverà il limite nel limite stesso di dichiarare scarso un impulso elettromagnetico o la sua memoria sia magnetica che eventualmente pure cartacea.
Il mercato poi, col tempo, capirà finalmente la differenza tra mezzo fiduciario e moneta.
Con ciò non toccatemi i bitcoins poichè la blockchain è un esperimento pratico in corso. Con in contorno di comportamenti rispettosi della “Legge” già ora qualche volta serve in situazioni particolari a salvare capra e cavoli.
Finalmente un parere articolato sulla materia.
Materia su cui ragionare.
Io trovo interessante la criptovaluta soprattutto perché non è tracciabile e funge, anche se non lo è, da contante.
Quel contante che il potere vorrebbe far sparire per meglio controllarci e spennarci.
Capisco anche che è una specie di convenzione fondata sulla fiducia condivisa del metodo in sé.
Il che sembra abbastanza poco , quale garanzia di valore, dato che anche le valute esistenti sono basate sulla medesima fiducia degli utilizzatori.
Non è sbagliata l’obiezione del Prof.Coco in merito ad un cataclisma monetario diffuso.
Se vien giù tutto, chi ci dice che le criptovalute rimangano, dato che il loro valore lo si misura tramite altre valute fiduciarie?
Eppure io penso che qualche bcoin lo si potrebbe avere ed usare.
Se non altro per assaporare un qualcosa di diverso e anonimo.
Articolo assolutamente non condivisibile. Per farsi un po’ di cultura in economia monetaria e criptomoneta, si legga la sezione di cultura monetaria del mio blog: http://www.albertodeluigi.com
Beh… L’articolo è pubblicato per dibattere sul tema e Coco è o non è persona qualificata?. Ci scriva ed invii lei un articolo in cui fa le sue controdeduzioni.
Apparirò supponente ma – ahimé – Coco non conosce la materia a fondo, perciò per il momento non “è” la persona più qualificata per dibattere sul tema. È comunque una persona promettente, dato che ha una buona cultura e ha studiato parzialmente queste tematiche. Perciò confido che “sarà” una persona qualificata non appena avrà letto la sezione di Economia Monetaria del mio blog, che è attualmente il miglior “manuale” sulla materia che ci sia in circolazione in lingua italiana.
Con ciò non intendo che questo botta e risposta fra Coco e Birindelli non sia interessante e anzi apprezzo il Miglio Verde per aver ospitato questo dibattito.
Per rispondere all’invito di scrivere un’articolo io stesso: certo avrei potuto scriverlo ribattendo punto per punto, ma è esattamente quanto ha fatto Birindelli, senza riuscire a convincere Coco.
Insisto quindi suggerendo a Coco (e a chiunque fosse ancora in dubbio) di spendere 40 minuti per leggere quanto da me proposto, che purtroppo non è facilmente riassumibile in forma di articolo, avendo più la struttura di un ipertesto.
Grazie a tutti dell’attenzione, ripropongo qui il link:
http://www.albertodeluigi.com/index/economia-monetaria/
Spettabile De Luigi, il compito di un giornale serio non è convincere Coco, che ribadisco ha le sue comprovate competenze, ma informare i lettori e permettere loro di approfondire e farsi un’idea.
Ho scritto un articolo e contattato la redazione, spero venga pubblicato.
Grazie!
Alberto De Luigi
Ricevuto, grazie! Domani, uscirà l’ultima risposta di Birindelli, dopodiché pubblicheremo con grande evidenza il suo.