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Bitcoin (e oro) sono pura teoria economica austriaca

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di AURELIO MUSTACCIUOLI

Considerare il bitcoin uno spreco di energia vuol dire non capire la moneta. Le persone che non conoscono la scuola austriaca di economia non sanno cosa sia la moneta. Non sanno in particolare che la moneta non è nient’altro che il bene più scambiabile, che inizialmente era una merce. Ovvero un bene che inizialmente aveva una funzione d’uso, serviva cioè a qualcosa, ma che poi si è iniziato a utilizzare principalmente come mezzo di scambio proprio perché universalmente accettato come tale per le sue intrinsiche caratteristiche di divisibilità, non deperibilità, portabilità e soprattutto rarità. Il passaggio da merce a universale mezzo di scambio determina una conseguente aumento di domanda e pertanto di valore.

Questa non comprensione di cosa sia la moneta conseguentemente non consente alla maggior parte di persone di comprendere cosa siano l’oro e il bitcoin. E si pongono risibili questioni tipo la quantità di energia consumata (per loro “sprecata” ) per produrre bitcoin. Una questione analoga alla quantità di energia “sprecata” per estrarre l’oro.

Il bitcoin oggi più che un mezzo di scambio (non è universalmente accettato ed è molto volatile) e più che un prodotto di investimento speculativo (lo è solo per chi fa trading con un orizzonte temporale di breve termine) è un prodotto assimilabile ad un prodotto assicurativo (una merce), in grado di aumentare valore qualora si verificasse l’evento catastrofico costituito dalla crisi delle valute fiat. Ma perché dovrebbe aumentare il suo valore nell’eventualità di questa crisi?

Semplice. Perché comincerebbe a essere usato come mezzo di scambio. Il valore del bitcoin (come quello di una moneta fiat) dipende dal suo potere di acquisto, ovvero dalla quantità di cose con cui lo puoi scambiare. Oggi il bitcoin non è largamente usato come mezzo di scambio sia per perché il sistema di pagamento universalmente accettato è la valuta fiat, che è la valuta con cui si pagano i servizi statali, le tasse e con cui la gente normalmente viene pagata per il suo lavoro.

Il bitcoin quindi Intercetta volumi modestissimi di transazioni di acquisto e vendita e questo fa sì che la sua volatilità sia molto alta, rendendolo conseguentemente ancora meno adatto come mezzo di scambio. Ma se il sistema delle valute fiat dovesse collassare in un spirale inflazionistica (innescata da eccesso di offerta e contestuale crollo della fiducia e conseguentemente della domanda di valuta), la gente cercherà mezzi di scambio più stabili.

Il bitcoin (ma anche l’oro) saranno i candidati più probabili e moltissime merci inizieranno ad essere scambiate direttamente contro bitcoin e oro. Non servirà più il passaggio dalla moneta fiat (collassata). A questo punto il bitcoin (e in certa misura anche l’oro che tuttavia non è adatto per le transazioni digitali) diventerà universalmente accettato come mezzo di a cambio e la conseguente crescita di domanda farà lievitare il suo potere di acquisto. È pura teoria monetaria austriaca.

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