di REDAZIONE
Introduzione al volume “Cattaneo, il sogno dell’Italia federale e dell’autonomia dei popoli” di Romano Bracalini
L’ITALIA DELLE CENTO CITTÀ
Carlo Cattaneo non appartiene all’oleografia risorgimentale e non entra nella galleria dei «padri della patria». A differenza di Garibaldi e Mazzini, che pur in contrasto con i moderati contribuirono alla formazione dello stato unitario monarchico, rifiutò ogni ruolo quando capì che nessuna delle sue idee poteva essere accolta.
Uomo schivo e sdegnoso del podio, non ebbe la popolarità di Garibaldi, né il fluido misterioso di Mazzini, né il potere di un politico geniale come Cavour ma, in anticipo su tutti, intravide i limiti di un sistema che dava autorità ai prefetti e poca libertà ai cittadini. Lavorò allora per porre l’individuo al centro della società affermando, in polemica con la concezione socialista, che lo stato doveva esistere per il cittadino e non viceversa. Con eguale forza e convinzione si op