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Catalunya: come condannare liberta’ e democrazia

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di GIANLUCA MARCHI* E’ un attacco frontale alla Libertà, alla Democrazia, alle Idee sostenute e diffuse senza un solo atto di violenza. Parliamo della sentenza comunicata stamattina dal Tribunale Supremo del Regno di Spagna, che ha condannato per sedizione i dodici politici e leader indipendentisti catalani, da mesi sotto processo e nove dei quali in carcere da ben due anni, cioè dai drammatici giorni immediatamente successivi al referendum per l’indipendenza della Catalogna del 1° ottobre 2017 e alla dichiarazione unilaterale di indipendenza votata dal Parlament catalano il successivo 27 ottobre. La sentenza, ampiamente anticipata dai media iberici nei giorni scorsi, condanna tutti e dodici gli imputati a pene che variano dai 13 ai 9 anni di carcere e periodi analoghi di interdizione totale dai pubblici uffici. La condanna più pesante, 13 anni appunto, è stata comminata a Oriol Junqueras, leader di Erc, nonché ex vicepresidente della Generalitat di Catalunya, il cui al
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2 COMMENTS

  1. Caro Gianluca, tutto vero. Non ho sentito un cenno di partecipazione nemmeno nel mio Veneto, cioè da chi dovrebbe sentire più di tutti il sacrificio dei Catalani. Con gratitudine al Miglio Verde!

    Adriano TV

  2. Gentile direttore,
    i condannati, pacificamente, han fatto solo rumore e danno all’indipendenza catalana giacché hanno inteso confondere una maggioranza di un organo che non ha titolo alcuno nella auspicanda uova repubblica con la direzione di un processo come già fosse organo della nuova entità.
    La auspicabile indipendenza mancava, come tutt’oggi lamentabilmente manca, della concreta ed ampia maggioranza dei supposti diritti di voto del nuovo stato. Mancano i voti di chi pensa di aver qualcosa da perdere o di chi non è interessato al cambio istituzionale. Quando chi vuole l’indipendenza sarà cosi sensibile da investigare le ragioni della maggioranza capitaria dissenziente o non assenziente rispettandola, allora forse potrà anche partire la mediazione culturale necessaria alla sintesi degli intenti.
    Spiace in verità vedere tanti ingenui rappresentanti bastonati dalla giustizia di Sua Altezza e usati per trasmettere l’antifona al resto della numerosissima platea di persone che desidererebbero lasciare il regno. Però.
    L’indipendenza non si fonda sulla sua enunciazione, ma sulla capacità di mantenerne lo stato della sua attuazione difeso ed integro.
    Uno sfoggio di tracotanza simile, quando nulla è in pericolo, nulla è inevitabile e nulla di eterno, le corti supreme del regno se la potevano evitare.
    Speriamo la sentenza porti acqua al mulino della temperanza e della riflessione perché nell’acqua avvelenata d’odio c’è poco da riporre fiducia, fa mattoni molto friabili.

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