di MATTEO CORSINI
Su Bloomberg Opinion mi sono di recente imbattuto in una difesa della burocrazia da parte di Beth Kowitt che sfida il senso comune, ma che, silenziosamente, credo sia condivisa da una moltitudine di persone, tanto nel settore pubblico che in quello privato.
Secondo Kowitt, “la burocrazia non è solo inerzia, disimpegno e scartoffie. È anche ordine e stabilità. Sebbene burocrazia sia divenuto un termine dispregiativo usato per descrivere procedure amministrative complicate e inutili, la burocrazia è, in sostanza, un sistema amministrativo e un modo di organizzare. È il quadro che fornisce la gerarchia e le regole formalizzate che aiutano un’istituzione a funzionare.” Da cui segue che senza burocrazia regnerebbe il caos.
Nessuno dubita che un’organizzazione, a maggior ragione se articolata, necessiti di regole di funzionamento. Ma la mentalità burocratica tende poi a vedere queste regole come fini a se stesse, perdendo di vista il vero scopo dell’organizzazione. Vi è poi quella grande parte di burocrazia la cui esistenza è riconducibile alla bulimia legislativa, che finisce nel settore privato per aumentare le dimensioni della burocrazia stessa. Il burocrate ha dei tratti inconfondibili, ben delineati, tra gli altri, da Ludwig von Mises, il quale sosteneva che “nessuno può essere al tempo stesso un buon burocrate e un innovatore”. E in effetti il burocrate tipicamente vede come fonte di innovazione solo le novità legislative.
E non solo come fonti di innovazione, ma anche come mezzo per incrementare le proprie prerogative. Altro aspetto che lo stesso Mises metteva in evidenza. E per quanto le norme siano palesemente assurde, il vero burocrate non è generalmente critico delle stesse, perché “la sua principale preoccupazione è rispettarle, indipendentemente dal fatto che siano ragionevoli”.
In definitiva, non mi sembra il caso di fare del burocrate un eroe.
Magari il burocrate vedesse come fonte di innovazione le novità legislative; il più della volte è talmente ottuso e ignorante che ci vogliono almeno un paio di circolari ministeriali per spiegargliele.
Questo Kowitt comunque mi sa che ha letto e assimilato il saggio del nostro De Masi (rip) scritto 5 anni fa.