di GIANLUCA MARCHI
In questo momento si spreca la pubblicistica su Matteo Salvini e su come il segretario federale stia trasformando la Lega da sindacato del territorio in partito nazionalista identitario: articoli su tutti i maggiori quotidiani e sui settimanali del pur asfittico panorama editoriale italico, in cui le penne di maggiore prestigio si affannano ad analizzare il salvinismo, e libri che cercano di approfondire la trasformazione in atto. L'ultimo di questi testi, "All'armi siam leghisti", scritto da Antonio Rapisarda per i tipi della Aliberti Wingsbert House con la prefazione di Pietrangelo Buttafuoco, cerca di spiegare, con una certa efficacia per altro, come "l'altro Matteo" (rispetto a Renzi, ovviamente) sia ormai diventato punto di riferimento per gli ambienti della destra radicale e popolare italiana, a cominciare da quelli romani.
Non è qui mia intenzione approfondire questi scritti di indubbio interesse. Vorrei più semplicemente prendere spunto da essi per
Francamente non capisco come, se la base legista est come si dice secessionista, come mai non arrivi mai a prendere una posizione di potere entro quel “partito”…
Ho già scritto che cmq in mancanza d’altro, ed essendomi rassegnato a vivere in questa landa (Lombardia – Itaglia), voterei Lega su base minimale: per ottenere solo una o diue cose (ovvie) che mi aggradano del loro berciare: lotta all’immigrazione sguaiata (bassa qualità) e totalmente incontrollata, lottaa ala micro-criminalità, tendenziale afflato verso tasse più basse (ma questo richiederebbe mandare a casa coorti di dipendenti pubblici e simili, e non so se neanche Salvini ce la farebbe).
Come dice giustamente Oneto, il nostro problema est l’Itaglia, e non sarà certo la Lega a liberarcene, purtroppo. (A meno che Zaja in Veneto non arrivi a trovarsi colle spalle al muro…. E si dia una mossa verso qualcosa di eclatante tipo referendum e/o sciopero fiscale).
Un sistema di potere ha sempre bisogno di ‘panem et circenses’. La Lega di un tempo, grazie anche alle malefatte politiche dei vecchi partiti, incuteva paure minacciando la secessione. La politica lasciava fare, sapeva che era funzionale a mantenersi il ruolo dell’ alternativa a una fantomatica e minacciata divisione. Mentre accadeva tutto ciò, i partiti tradzionali si gestivano le mosse più adatte per continuare a mungere lo Stato. Cosa è cambiato ? Nulla, tranne il nuovo ruolo della Lega di Salvini, che invece di minacciare la secessione, oggi incute le paure dell’uomo forte al potere. Renzi, per il momento, non teme nemmeno il M5S, promette tutto a tutti quanto basta per far rimanere alto il consenso. Il voto ? Renzi non lo minaccia, ma sa bene che diventerà necessario, se l’intento è ricostruire la Dc sotto nuove spoglie; il Partito della nazione, lo chiama lui, ma finirà col chiamarlo partito Nazionale Italiano.
La lega non va da alcuna parte.