di GILBERTO ONETO
Gianfranco Miglio non è mai stato tanto ricordato, nominato, tirato in ballo come in questo inizio d’anno. Ogni giorno spunta fuori qualche sedicente “allievo” o “erede” che cerca di proporsi come continuatore e perpetuatore del suo pensiero. Tutto inutile e anche un po’ patetico: Miglio è unico e inimitabile, nessuno può prenderne il posto o – tanto meno – ereditarne l’intuito o il carisma. Miglio si può rimpiangere, ripubblicare e studiare. Si devono fare conoscere e diffondere le idee e le intuizioni. Si può e si deve anche cercare di attualizzarne il pensiero applicando alla situazione attuale le soluzioni che aveva studiato e proposto.
Si può legittimamente anche tentare di immaginare cosa avrebbe pensato dell’odierna melassa politica italiana e dei suoi maldestri figuranti. Indubbiamente avrebbe usato lo stesso sarcasmo nel cucinare i giudizi a suo tempo espressi per la classe politica di fine Novecento, che è in parte la ste
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