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“due italie economicamente diverse e moralmente diseguali”. parola di giustino fortunato.

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di ROMANO BRACALINI Una nota sentenze dice: "Chi non conosce il passato è destinato a riviverlo". Bisogna essere consapevoli di ciò che è avvenuto, per non ripetere i medesimi errori e trarne insegnamento e ispirazione. La cultura per un partito è come la bussola per una nave: serve da orientamento, non si può andare avanti alla rinfusa. Da oltre un secolo minoranze illuminate hanno tentato di smantellare lo stato burocratico e centralista. Non ci sono riuscite. L’Italia è passata dalla monarchia, al fascismo, alla repubblica ed è rimasta sempre la stessa. Nel 1944, Luigi Einaudi scrisse un articolo memorabile: "Via il Prefetto". Si doveva smantellare il centralismo romano perché  il popolo potesse governarsi da sé. Chi è il Prefetto? Un perfetto estraneo al territorio, che nessuno ha chiamato o voluto. Un alto burocrate solitamente meridionale nominato dal governo che viene a comandare in un territorio che non conosce e che ha più poteri del sindaco eletto dal p
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1 COMMENT

  1. L’errore che non si doveva fare e’ stato cadere nel tranello inglese che mirava alla Sivilia per non essere esclusa dal Mediterraneo dopo che i francesi avevano aperto il canale di Suez, e smantellare il Regno delle Due Sicilie che era molto piu’ florido e avanzato per industrie navali e interne di ogni tipo, carta, tessile (seta e lana), treni (Pietrarsa due anni dopo l’annessione smantellata coi primi morti degli operai in rivolta)… L’Italia unita, se proprio doveva nascere, doveva essere una Confederazione… ma Cavour strumento della massoneria inglese fece il capolavoro che oggi ci ritroviamo a vivere nel disastro e dissolvimento totale col risultato finale che oggi ci troviamo tutti a cantare come beoti con l’elmo di Scipio in testa e un presidente siciliano che a Roma ovviamente, meta finale di tutta la storia che ci riguarda, porta l’omaggio al Milite Ignoto, che in un certo senso ci rappresenta tutti finche’ non riusciamo a risorgere riprendendo le fila delle nostre identita’ storiche e non sapremo costruire fra noi altri rapporti, fondati sul reciproco riconoscimento e rispetto delle stesse che in tutti i modi hanno cercato fin dall’infanzia di farci dimenticare…

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