di GIORGIO BIANCO*
Il pregiudizio anticapitalistico, si sa, può assumere molte forme. Tra queste, una delle più tipiche e diffuse è la critica al consumismo, nella quale, da decenni, intere generazioni di intellettuali non si stancano di esercitarsi. Paradossalmente, ciò appare tanto più vero oggi che il "socialismo reale" è crollato: squagliatisi come neve al sole quasi tutti i vecchi miti della sinistra, a tanti intellettuali e militanti che fino all'altro ieri sparavano a zero sul mondo occidentale in nome di "paradisi" come la Cina di Mao o la Cambogia di Pol Pot non è rimasto più nulla da contrapporre all'odiato ordine di mercato, se non quella che è stata definita la "critica estetica" al capitalismo. Così, schiere di saggisti, giornalisti e accademici, ben pasciuti e perfettamente inseriti nella società dei consumi, continuano a scagliare le loro invettive contro il "falso benessere" della società di mercato e contro le masse, accusate appunto di consumismo, parol
Gran bel pezzo del caro amico, e compianto, Giorgio Bianco.