di LUIGI CORTINOVIS
Ci sono momenti nella storia dell’umanità in cui la tecnica non è solo progresso, ma vera emancipazione. L’epoca moderna deve il proprio riscatto da secoli di povertà, fatica bestiale e immobilità sociale a una scintilla precisa: quella accesa nei cilindri dei motori. Da quando la rivoluzione industriale ha spalancato le porte all’era delle macchine, l’essere umano ha iniziato a sollevarsi dalla polvere per alzare lo sguardo. E nulla più del motore – prima a vapore, poi a combustione interna – ha incarnato il passaggio da una civiltà statica a una in movimento, da una società agricola e rassegnata a un mondo dinamico, connesso, aspirante.
Il motore non è stato solo un dispositivo tecnico: è stato un liberatore. Dove prima c’erano mani nude e schiene spezzate, sono arrivate pompe, ingranaggi, pistoni. E dietro di loro, il lavoro salariato, la produttività in crescita, la fine della fame cronica e l’alba del benessere diffuso. La tecnol