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Europa, il modello è la svizzera altro che ventotene

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Unione-Europea (1)di ROBERTO GREMMO

Con l’usuale altezzosità, il presidente Renzi ha annunciato di voler sollevare la bandiera del “Manifesto federalista” di Ventotene ma non si è accorto di issare un vessillo tanto nobile quanto perdente e sconfitto dalla storia. Il lungo e pregevole saggio federalista noto come “Manifesto di Ventotene” venne scritto nel 1941 mentre erano al confino di polizia alcuni tenaci antifascisti come Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed il socialista Eugenio Colorni.

Pubblicato poi a Roma liberata, non trovò il successo che meritava, soprattutto perché per la gran parte conteneva una serrata critica al marxismo di marca bolscevica che all’epoca andava invece per la maggiore. In realtà, le tesi federaliste erano profondamente  innovatrici ma con le gambe corte, perché propugnavano la nascita d’una federazione europea creata dall’alto e basata sugli Stati. Per questa ragione, il federalismo non ebbe domani e restò relegato fra le buone intenzioni di pensatori illuminati ed utopisti.

Quella che si è poi chiamata Unione Europea non ha niente a che fare col manifesto di Ventotene, sopratutto perché è nata come sommatoria degli egoismi dei vari Stati e poi perché si è basata sul soldo, la finanza, gli interessi ben poco ideali dei ceti egemonici. Ipotizzare un rilancio strategico basandosi su un’idea dimostratasi fallimentare, come fa Renzi, è un grave errore di prospettiva.

Gli stessi autori del Manifesto, nelle loro pagine non prive di lucidità e di acutezza ammettevano onestamente che l’Europa non ha mai avuto una tradizione federalista, salvo che in Svizzera. Ma la Confederazione Elvetica, a differenza dell’Unione propugnata a Ventotene, era nata direttamente dai popoli e per una libera aggregazione di liberi Cantoni, non per imposizione decretata dall’alto.

Ed è questo, semmai, il modello federalista che meriterebbe d’essere attuato, non quello statocentrico che sta alla base delle convinzioni di Renzi e dei suoi due alleati. Il social-nazionalista Hollande conduce in Africa un’aggressiva politica di guerra, è centralista come è più della Le Pen e colonizza baschi, catalani, corsi, savoiardi, bretoni, alsaziani nel nome della “grandeur” post-napoleonica

Angela Merkel governa con piglio decisionista un Paese solo nominalmente federale e non muove un dito per garantire i diritti dei tedeschi polacchizzati per gli scellerati accordi di Yalta. Non parliamo di Renzi stesso, che ad ogni pie’ sospinto irride ai poteri regionali e cerca in tutti i modi di rafforzare il peggior centralismo, sognando, emulo di Berlusconi, un forte regime presidenzialista.

Il federalismo non passa dunque da Ventotene, dove si sperava di metter fine a conflitti e divisioni con azioni salvifiche e pacificatrici basate su Stati che per loro natura sono oppressivi e guerrafondai. La via del federalismo passa semmai dal Piemonte, perché era piemontese Giovanni Antonio Ranza che fu il primo teorico del federalismo nel lontano 1797.

Tuttavia, nel saggio intitolato “Vera idea del federalismo italiano”, proprio guardando alla realtà armonica della Svizzera, Ranza non sognava la conversione democratica degli Stati ma proponeva la partizione dell’Italia in “undici Stati liberi federati” per trovare equilibrio, partecipazione e difesa del bene comune: Genova, “Repubblica Piemontese”, Lombardia, Toscana, “repubblica del Tevere” cioè Roma, Napoletano, Sicilia, Sardegna, Corsica e Malta. Vedeva cioè’ il federalismo come strumento per valorizzare le identità più profonde dei vari Popoli.

Naturalmente, questo progetto lungimirante venne irriso ed accantonato e l’Italia unita la fecero, armi alla mano, i massoni garibaldeschi e gli avidi accaparratori sabaudisti, creando uno Stato centralista che trovò poi logico compimento con l’avvento al potere di Mussolini.

O l’Europa riconoscerà il fallimento della falsa Unione degli Stati centralistici e verrà ricostruita basandosi sui Popoli che la compongono e farà  rinascere le “piccole patrie” per loro natura pacifiste e conservatrici o è ancora destinata a fallire.

*TRATTO DA QUI

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