di ALBERTO MASCIONI
E così, la nostra Milena Gabbagonzi ci ha regalato un altro capitolo della saga “Trump: il flagello di Dio”, dipingendo un quadro apocalittico di università americane, cultura ed educazione sotto assedio, con 12,08 miliardi di dollari di fondi federali che svaniscono come neve al sole. Peccato, però, che il suo racconto sembri più il trailer di un fantasy da cassetta che un resoconto giornalistico ben documentato. Andiamo con ordine: la cifra monstre di 12,08 miliardi, sbandierata come una spada di Damocle su Harvard e compagnia, non trova riscontro in nessuna dichiarazione ufficiale dell’Amministrazione Trump né in comunicati delle università coinvolte.
Certo, i tagli a Harvard (2,2-2,4 miliardi) e Columbia (400 milioni) sono stati annunciati, ma per il resto? Silenzio cosmico. Nessuna fonte citata dalla Gabba, che ha tirato fuori dal cilindro una somma aggregata che sa più di stima creativa (leggi: bufala) che di dato verificato.
Parliamo di Harvard, il grande bersaglio di Trump, che secondo l’articolo starebbe tremando per i fondi congelati. E secondo voi un ateneo con un patrimonio di 53 miliardi di dollari, che incassa ogni anno solo su rendite finanziarie circa 5 miliardi di dollari, i 2,2-2,4 miliardi di fondi federali bloccati sarebbero un problema? Considerando poi che tali fondi rappresentano grosso modo appena un quarto dei 9 miliardi di finanziamenti pubblici che Harvard riceve dagli Stati e dalle autorità territoriali. Eppure, la Gabanelli ci dipinge una Harvard sull’orlo del baratro, senza nemmeno accennare alla sua “quasi illimitata” capacità di attingere al forziere privato.
E poi c’è la questione dell’antisemitismo, che secondo la Gabanelli sarebbe inesistente, che sarebbe solo un pretesto del “kattivo, becero e ignorante ATTrumpe” per andare contro la “Cultura”! Peccato che, da denunce e resoconti, sono emersi numerosi episodi di aggressioni fisiche e verbali (con epiteti palesemente antisemiti) contro studenti ebrei dell’università. Su piattaforme come Sidechat sono circolati messaggi anonimi carichi di stereotipi razzisti sugli ebrei, come battute su presunte avidità. È stato diffuso un cartoon antisemita tra gli studenti che perpetuava caricature offensive contro gli ebrei. E l’amministrazione di Harvard cosa ha fatto? Nulla! Tanto per capire il clima che vige in quella specie di moschea laica, il 5 dicembre 2023, in audizione al Congresso, l’allora rettrice di Harvard, Claudine Gay, alla domanda se invocare il genocidio degli ebrei violasse le regole di Harvard, rispose che “dipendeva dal contesto”! Sticazzi!
Poi il nuovo rettore, Alan Garber, ha dovuto ammettere che l’antisemitismo è un problema reale ad Harvard, riconoscendo i casi di molestie e discriminazioni prima ignorati, minimizzati o addirittura giustificati, perché erano chiaramente emersi da un’indagine del 2023. Solo che alle chiacchiere non sono seguiti i fatti. E Trump giustamente si è incazzato! Inoltre, i programmi di Diversità, Equità e Inclusione, che pedissequamente vengono osservati in quella madrassa woke, hanno prodotto solo discriminazioni sistematiche.
Il caso Students for Fair Admissions v. Harvard (2023) è emblematico: la Corte Suprema ha stabilito che le politiche di ammissione di Harvard penalizzavano gli studenti asiatici, favorendo altri gruppi etnici (molto più scuri, ça va sans dire) solo per raggiungere quote di “diversità”. Questo è razzismo istituzionalizzato e mascherato da buone intenzioni che punisce il merito! Gli studenti asiatici, con punteggi SAT mediamente superiori di 100-150 punti rispetto ad altri gruppi, si sono visti scavalcati per il colore della loro pelle. È questo che la Milenona chiama “autonomia universitaria”? Quando un’istituzione accetta fondi pubblici, accetta anche la responsabilità di rispettare le leggi federali, incluso il Civil Rights Act.
L’amministrazione Trump non sta chiedendo di censurare il pensiero accademico o di imporre un’agenda politica: sta chiedendo che Harvard smetta di tollerare l’antisemitismo e di abolire le politiche DEI che la stessa Corte Suprema ha giudicato discriminatorie! Infine, il gran finale: la presunta chiusura del Dipartimento dell’Istruzione.
La “Gabba Nazionale” lascia pelosamente intendere che Trump voglia fare una crociata contro la cultura, facendo a pezzi “un’istituzione sacra”. Peccato che lo U.S. Department of Education esista solo dal 1979, perché la Costituzione degli USA delega l’istruzione ai singoli Stati. E, dettaglio non da poco, chiudere il Dipartimento non significa azzerare i fondi federali per l’istruzione, che passerebbero ad altre agenzie o direttamente al Congresso. Eliminare il DoE significa solo tagliare i costi di un baraccone, tramite il quale, con la scusa dei fondi erogati, lo Stato federale poteva imporre determinate linee educative. E dove l’avete mai visto, nella storia dell’umanità, un dittatore che rinuncia alla sua possibilità di manipolare le giovani menti?
Questo articolo della Gabbafessi (leggi qua) è la tipica shakerata tra qualche fatto mal contestualizzato, mezze verità, un po’ di bufale metropolitane e una spruzzata di sensazionalismo, per dipingere Trump come il “gran capo della Spectre”. Insomma, per dirla in francese: è solo giornalismo di merda.
Persona odiosa superata solo dalla GRUUUBBBBER. un avolta gli scrissi una mail privata dettagliando stronzata per stronzata il perchè le sue erano solo stronzate etc etc , cazzo ci sprecai un’ora dell amia fertile vita sapendo che non mi avrebbe risposto …colpo di scena RISPOSE. La risposta fu: prendo atto delle tue consideraizoni ma RESTO DELLA MIA IDEA. Ciumba ma allora non capisci un cazzo.
sottoscrivo amico mio!
La Gabba è davvero un guaio!!!
Un insulto alla verità