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Gli artisti italiani sono solo dei bulli, non dei ribelli sociali

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di PIETRO AGRIESTI

La corrente non è una singola posizione, ma un movimento, un flusso, verso una certa direzione. In questo flusso alcuni si collocano più avanti e altri più indietro, alcuni cercano di stare fermi e si fanno trascinare a fatica, altri nuotano per avanzare per primi più avanti di tutti gli altri. Ma chi va controcorrente non segue né prima né dopo, si muove faticosamente in direzione opposta.

Oggi la direzione della corrente è evidentemente quella liberal progressista. Che si parli di Europa, contante, cambiamento climatico, Russia e Ucraina, diritti lgbtqi+, covid, antirazzismo, combustibili fossili, disuguaglianza, tasse, disinformazione, etc… Sì, anche qualcuno che preceda tutti gli altri mettendosi troppo avanti può dover affrontare critiche e resistenze, ma come chi esageri in una direzione comunque giusta, non come chi vada davvero controcorrente.

Quanti dei giovani artisti che si sentono tanto trasgressivi, anti sistema, rivoluzionari e controcorrente lo sono davvero? Alcuni sono bravi in quello che fanno, sono evidentemente intelligenti, sanno scrivere molto bene, sono creativi, innovativi, sanno sperimentare e contaminare i generi, hanno una loro profondità, scrivono libri, fumetti, canzoni molto belli, hanno chiaramente le capacità per poter essere più che dei successi commerciali, e a volte si atteggiano a ribelli, contro i “benpensanti”.

Ma quelli che benpensano, per citare Frankie Hi Nrg, sono coloro che si collocano nella corrente, sono coloro che condividono tutte le posizioni dominanti nel mainstream politico mediatico, tutte le posizioni che si possono esprimere senza indignare Fazio, senza rischiare la partecipazione a Sanremo, senza che Facebook in collaborazione con Open ti banni o ti metta almeno un’etichetta fuori contesto, senza che la Rai smetta di chiamarti, etc…

Quando questi giovani ribelli se la prendono coi “benpensanti” non se la prendono con questo tipo di liberal progressista mainstream, cioè coi reali benpensanti, ma prendono in genere di mira persone che sono rimaste indietro nella corrente, che non sono sufficientemente convinte dell’ultima trovata politicamente corretta, magari persone semplici che hanno altro da fare che aggiornarsi su quale sia questa trovata, e infieriscono su di loro dipingendoli come ignoranti, retrogradi, dementi, ritardati, puzzoni, bifolchi, razzisti, etc…, spesso lanciando accuse a caso, facendo del puro virtue signaling. Insomma si comportano da bulli, non da ribelli, da benpensanti che ripetono a macchinetta l’opinione mainstream corrente, non da persone indipendenti, da ripetitori automatici dell’ultima trovata liberal progressista non da contestatori, non trasgrediscono niente, non vanno controcorrente, non dimostrano nessun particolare coraggio.

Il che va bene, non tutti devono essere intellettuali pubblici impegnati, nell’era dei social poi è particolarmente difficile, e anche essere controcorrente non è detto sia un valore in sé. Ci sono infinite idee che sono sia controcorrente che complete aberrazioni, per cui il mio punto non è che purché uno vada in direzione ostinata e contraria, per citare De Andrè, ha ragione. Ma sicuramente chi va davvero controcorrente è davvero un ribelle, e chi segue la corrente non lo è.

Per cui che ci risparmino la scenetta del finto atteggiamento trasgressivo che non trasgredisce niente. Che fa il paio col finto atteggiamento tollerante e inclusivo che non sopporta la diversità ideologica, e il finto atteggiamento democratico che invoca repressioni e censure contro gli avversari politici, e il finto antifascismo che invoca un fascismo culturalmente liberal progressista.

Ce li vedo Madame, Damiano, Fedez, lo Stato sociale, etc.. a prendere il microfono e in diretta rai dichiarare:

“Tutti i politici sono comunque dei bastardi. Ognuno di loro, non importa per chi voti, avrai sempre un governo di merda. L’unica cosa che gli interessa sono loro stessi e le loro tasche. Sono tutti bastardi, bugiardi e imbroglioni”.

Oppure:

“La differenza tra dittatura e democrazia è che in democrazia prima si vota e poi si prendono ordini, in dittatura non dobbiamo sprecare il nostro tempo andando a votare”.

Oppure ancora:

  • “Quello che io penso sia utile è di avere il governo il più vicino possibile a me e lo stato, se proprio non se ne può fare a meno, il più lontano possibile dai coglioni”.

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