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I modelli della neo-normalità? I falliti, gli incapaci e i parassiti

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di R.C.

Regna ormai prepotente l’esaltazione della miseria, del brutto, della fatica sproporzionata rispetto ai risultati. dell’ignoranza, della praticità, del debole.

I modelli sono le famiglie che riescono a vivere con 874 euro al mese, i pendolari che fanno più chilometri per andare a lavorare, chi ricicla più immondizia possibile come se vivesse su un’isola deserta o in tempo di guerra, chi lavora manualmente, chi è emarginato perchè limitato e incapace di fare qualcosa di utile.

La televisione spesso ci propina personaggi antiestetici, scontenti della vita, deformi nelle fattezze, senza codice, senza etica, senza spirito e, soprattutto, senza alcuno slancio ma con quella perenne cornice di “giustificata sottomissione”. Non esiste più la dimensione eroica, rischiosa, bella, avvincente della vita che dev’essere solo monotonia, assenza di rischio, ubbidienza e perenne attesa di qualche aiuto, di qualche bonus, di qualche sussidio da parte di “altri”.

Non esiste più l’esaltazione del bello, del forte, del coraggioso, anche un po’ guascone, del generoso. La Forza è vista come un disvalore, la debolezza come una virtù che infatti dev’essere sostenuta e difesa con quella frase raccapricciante “bisogna aiutare i più deboli” dove per deboli non ci si riferisce agli anziani ma a persone normali incapaci, per loro limiti, di provvedere al proprio sostentamento.

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