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Il contante, Bitcoin, la Nigeria e una speranza per il futuro

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di MAURO GARGAGLIONE

I contanti, inclusi quelli custoditi nel materasso, hanno valore molto molto relativo. La banca centrale te li mette fuori corso e tu devi andare in banca a farteli cambiare con le nuove banconote. In quel momento la banca sa chi sei e quanti contanti avevi. La banca, ovverossia la fonte primaria di informazioni dell’Agenzia delle Entrate.

I contanti sono la carta di credito dei poveri si dice. Vero, per le micro transazioni vanno bene. Se vai alla Vucciria di Palermo a fare la spesa, i contanti sono perfetti ma non è quel tipo di transazioni che interessano al fisco.

L’unico sistema che separa i tuoi soldi dall’agenzia delle entrate è Bitcoin. Le cripto di Stato (CDBC), sono ancora più stringenti.

In Nigeria ci sono 200 milioni di poveracci e qualche migliaio di ricchi sfondati. Sono proprio quelli che hanno introdotto la galera immediata per chi viene trovato con qualche dollaro in tasca e hanno imposto la cripto di Stato. Non se l’è filata nessuno e il tasso di adozione di Bitcoin sta salendo in maniera vertiginosa, considerando anche le difficoltà infrastrutturali di accesso a internet.

Bitcoin non riescono a fermarlo neanche minacciando la pena di morte. In Occidente, troppi hanno ancora troppo da perdere ad abbandonare un sistema monetario alternativo al fake money a corso legale. Esattamente come previde Hayek: se verrà trovata una moneta in grado di disintermediare gli Stati, mi aspetto che si diffonderà prima nelle economie degli Stati poveri e periferici.

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