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Il destino dell’Europa? Essere colonizzata e spartita

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di EUGENIO CAPOZZI

Le politiche promosse dalle classi dirigenti dell’Unione europea rivelano, nel loro insieme, un ben preciso progetto di autodemolizione delle società del continente. Che sia il frutto inconsapevole di una degenerazione culturale e spirituale o un piano deliberato per proteggere interessi di ristrette élites ormai cambia poco. Ciò che conta sono i suoi catastrofici effetti.

Il cappio dell’ambientalismo ideologico, il relativismo biopolitico nemico della famiglia e della natalità, il salutismo ossessivo che si rovescia contro sé stesso, la medicalizzazione coattiva, il dirigismo sempre più autoritario e pedagogico nemico della responsabilità individuale, la sottomissione sistematica a influenze geopolitiche esterne, l’avversione feroce contro l’essenza cristiana della civiltà europea stanno determinando, hanno già determinato una disgregazione, un ridimensionamento politico, economico e demografico, un’involuzione intellettuale e psicologica difficilmente reversibili.

Ne stanno già derivando la distruzione dell’industria, dell’agricoltura, dell’allevamento, delle capacità di competere sulle esportazioni nel mercato (ex)globale, in ossequio a dogmi astratti e astrusi, frutto di pura superstizione; la strutturale dipendenza energetica, di materie prime e tecnologica; la distruzione della proprietà privata, a partire da quella immobiliare, fondamento della sicurezza e autonomia degli individui; la crescita di nuove generazioni sparute nel numero, analfabetizzate, anestetizzate, senza fede né speranza né voglia di rischiare, impaurite dal futuro, rassegnate alla stagnazione, abituate all’obbedienza passiva. Il destino dell’Europa, se non viene sovvertito questo giogo masochista, sembra segnato: essere colonizzata e spartita, nel giro di pochi decenni, dalle civiltà che sono ancora guidate da una fede e dall’ancoraggio alle loro radici, che hanno ancora voglia di vivere, crescere, essere padrone di sé stesse, vincere.

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6 COMMENTS

  1. vivere da non violento in una civiltà che in gran parte ignora di essere violenta – a volte con assurde buone intenzioni – è un suplizio ingiustificato se non si apporta un contributo, anche minimo, per rendere obsoleto il modo di concepire l’altro rispetto a se.
    Quando la sicurezza dell’altro sarà una guida sicura attraverso il principio di non aggressione si potrà essere oggetto di rispetto illimitato da parte degli altri più che se provvedessimo personalmente a procurarcelo. Chi sbaglia paga col presente inferno. Espiamo quindi.

    • Però stiamo pagando anche noi che un contributo, sia pur minimo, lo abbiamo offerto e lo stiamo offrendo tuttora. Intenzionati, peraltro, a continuare a offrirlo. Cosa dovremmo espiare e perché?

  2. Il problema è che ormai non solo la religione parla di fraternità, ma che anche le classi dominanti usano lo stesso linguaggio e non si rendono conto che l’Occidente è ricco e debole, la Storia ci insegna che il dovere del ricco è quello di essere più forte del povero o di aspettarsi il peggio. Loro parlano di fraternità e non si rendono conto che di fronte a noi abbiamo dei mendicanti e dei vendicatori, brutti, malsani, viziosi, crudeli e dispotici, più cattivi dei peggiori di noi e più bugiardi dei nostri sofisti più incalliti. A.C.

    • I sofisti, però, non erano bugiardi. Talvolta hanno ecceduto nel paradossalismo ma non praticavano la menzogna. E comunque quelli “di fronte a noi” appartengono alla classe dominante. Che siano endogeni come Conte e Draghi o esogeni come Xi Jin Ping, conta poco. Se saremo spartiti, i primi due che ho citato rimarranno comunque feudatari del nuovo impero. E se ne rendono conto sicuramente.

      • I sofisti non praticavano la menzogna. Peggio. Apparivano esperti del sapere e giravano di città in città facendosi pagare per il proprio insegnamento, erano cioè come dei professori itineranti. Ancora oggi “sofista” è un termine negativo che indica una persona che sa fare dei discorsi molto convincenti ma che in realtà ha un sapere soltanto apparente e che usa questo sapere solo per turlupinare l’ascoltatore.

        • Non posso pensare a Gorgia da Lentini o ad Anassagora come persone munite di sapere solo apparente. Il termine ha oggi un’attribuzione negativa per colpa dell’egemonia culturale dei loro avversari. Il loro era un sapere socratico e Socrate ci rimise la vita per difendere la libertà. Essere docenti itineranti non è un crimine come non lo è accettare il compenso per il proprio lavoro. Erano già allora contro la schiavitù, mentre i filosofi di regime la difendevano o quanto meno la tolleravano e giustificavano. Una posizione così decisa è il contrario del voler turlupinare gli ascoltatori, a parte qualche caso di soggetti che possono aver indebitamente approfittato della propria abilità retorica con argomentazioni speciose. Turlupinatore era Platone che veniva pagato dagli ateniesi ma reggeva il gioco degli spartani. Qualche sofista in più oggi e meno neoplatonici in servizio permanente a difesa dello statalismo, eviterebbe frequenti… neoplasie filosofiche.

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