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ITA è come Alitalia: ha già chiesto soldi pubblici per addestrare i piloti

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di MATTEO CORSINI

Dalle sempre puntuali cronache di Gianni Dragoni sul Sole 24 Ore si apprende che Ita Airways, l’ennesima reincarnazione di Alitalia, ha battuto cassa chiedendo fondi pubblici per la formazione dei piloti. La richiesta è stata avanzata a Inps e ministero del Lavoro a fine 2021. Nella lettera, firmata dal presidente Alfredo Altavilla, Ita sostiene che per continuar ead assorbire piloti dalla vecchia Alitalia si rende necessario aggiornarne la formazione.

Che i piloti debbano essere adeguatamente formati e addestrati non lo mette in dubbio nessuno, dato che la loro inadeguatezza potrebbe determinare stragi. Che debba essere a carico dei pagatori di tasse è però più che dubbio. Pare, tra l’altro, che le scelte fin qui adottate da Ita nella selezione dei piloti abbia contribuito a generare questo maggior bisogno di formazione.

Come scrive Dragoni, “Ita sta incrementando le assunzioni dalla cigs Alitalia soprattutto di piloti sindacalisti o «raccomandati» dai tre sindacati confederali e da Ugl, unici firmatari del contratto nazionale. Al contrario, secondo fonti confidenziali, sono discriminati i piloti non sindacalizzati o di altre sigle, anche con un maggior numero di iscritti. Molti non sono stati chiamati e sono stati superati, per l’assunzione, da piloti dietro di loro nelle liste di anzianità, una classifica che tiene conto anche del merito.”

Già questo sarebbe di per sé discutibile, ancorché sia una tattica utilizzata anche da molte aziende private lisciare il pelo ai sindacalisti per ottenere un atteggiamento più morbido da parte loro quando trattano a beneficio (così dicono) degli iscritti.

Il problema, comne scrive ancora Dragoni, è che, così facendo, “stanno entrando in Ita numerosi piloti dei Boeing 777 di Alitalia o degli Embraer di Alitalia Cityliner. Ma poiché Ita ha solo aerei Airbus, i piloti ex Boeing o Embraer hanno bisogno di fare daccapo corsi di formazione molto costosi, diverse decine di migliaia ciascuno. I fondi pubblici chiesti da Ita per la formazione serviranno anche per questi casi. Mentre restano in Alitalia in cigs centinaia di piloti già abilitati sugli Airbus che non avrebbero bisogno di fare i corsi, discriminati – secondo fonti sindacali – perché non appartengono ai quattro sindacati che hanno fatto l’accordo con Ita. Ita, interpellata, ha detto di non aver discriminato tra le sigle e di aver richiesto fondi europei disponibili per tutte le aziende.”

Sarà pure vero che i fondi europei sono disponibili per tutte le aziende, ma anche quelli arrivano da pagatori di tasse, in ultima analisi. E ciò non toglie che se le assunzioni avessero tenuto in considerazione l’esperienza sugli aerei che costituiscono la flotta di Ita invece che tattiche di bassa cucina sindacale, almeno una parte di quei fondi non sarebbero necessari.

Il nome della compagnia è cambiato, ma se il buongiorno si vede dal mattino quello rischia di essere l’unico cambiamento.

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