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La cagnolina Zoey, Biden, la fine del mondo: logiche della pubblica menzogna giornalistica

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di PAOLO L. BERNARDINI I giornali sono da sempre i peggiori complici, perché ne sono anche i migliori strumenti, delle potenze oppressive e disumane che si chiamano “stati”. Sono la trombetta scurrile delle loro luride menzogne. Con qualche lodevole, occasionale eccezione, dovuta più all’iniziativa dei singoli che alla volontà di qualche gruppo. Ma questo non da oggi, da quando i giornali sono nati. Si leggano le gazzette del Seicento, nate insieme ad una delle prime grandi stragi della modernità, frutto di stati assassini, la Guerra dei Trent’Anni (1618-1648). La menzogna – non la verità – è alla loro stessa origine. Infatti in quanto strumento “neutrale” esse da sempre sono state asservite ad interessi diversi rispetto a quello della “verità”, che in qualche modo è un sottoprodotto, non necessario, dell’invenzione della stampa. La stampa – la penna, come la spada – serve interessi particolari, e spesso ferocemente anti-umani. Perché mai dovrei
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