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La fallacia della “Finestra rotta” applicata all’ideologia green

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di MATTEO CORSINI

Sono anni ormai che in Europa ci si sente dire che sta arrivando il momento in cui le energie “pulite” saranno non solo quantitativamente sufficienti, ma anche convenienti dal punto di vista economico. Detto che eolico e solare hanno il problema della discontinuità, perché vento e sole non si manifestano a comando, che il nucleare è avversato e da più parti dismesso o in via di dismissione, e che gli idrocarburi restano ancora meno costosi, come fare per raggiungere l’obiettivo?

Nell’unico modo su cui contano i detentori e utilizzatori dei mezzi politici: mediante la tassazione o strumenti che, ancorché sotto altra veste, svolgono la stessa funzione. Ciò spingerà verso la convergenza dei costi delle diverse fonti di energia, e purtroppo sarà un livellamento verso l’alto. L’impianto è un mix di incentivi alle fonti “green” e disincentivi a quelle “brown”.

I talebani dell’ambientalismo usano diverse argomentazioni, per lo più non ammettendo discussioni in merito. Tra di esse mi piace sottolineare che i costi imposti alle fonti “brown”, per esempio tramite i certificati di emissione, non fanno altro che dare un prezzo alle esternalità negative da esse prodotte. Il problema è che si tratta di un prezzo non fissato da una domanda e un’offerta libere, bensì pesantemente condizionate dall’uso di mezzi politici.

Un’altra argomentazione, a mio parere più irritante, è quella che consiste nel prospettare i vantaggi a lungo termine per chi oggi o nei prossimi anni dovrebbe sostenere i costi di adeguamento ai vincoli imposti. Come dire: oggi ti viene imposto un costo per ristrutturazioni non necessarie, ma i futuri risparmi rendono il tutto conveniente. In più questo genera posti di lavoro “buoni”. Una versione verde della fallacia della finestra rotta. Senza considerare né le preferenze individuali, né il fatto che la spesa di oggi va comunque sostenuta e non sempre chi è obbligato a sostenerla ha i mezzi per farlo.

Ma ecco che questi signori trovano la soluzione. Secondo il vice presidente della Commissione Fran Timmermans (sempre lui) “coloro che possono pagare pompe di calore e pannelli solari avranno un forte incentivo a farlo”, mentre “coloro che non possono farlo da soli, sarà disponibile il supporto del Fondo sociale per il clima”.

Ma questi incentivi e supporti da dove vengono? Ovviamente sempre dalle tasse presenti o future. Perché nessun pasto, per quanto “green”, è gratis. E non è neppure detto che sarà risolutivo per il pianeta, dato che i maggiori inquinatori stanno ragionando su tempi di transizione molto più lunghi.

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