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La favola dell’indipendenza delle banche centrali

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di MATTEO CORSINI

In politica ci sono molte formule di rito, che spesso invertono la realtà dei fatti, come in una sorta di neolingua orwelliana.  Una di queste formule è rappresentata dell’indipendenza delle banche centrali dal governo. Per carità, formalmente è così, anche se gli esponenti di vertice delle banche centrali stesse sono generalmente indicati dai governi e nominati dai parlamenti.

Sostanzialmente, però, quella dell’indipendenza è una favola a cui farebbe ormai fatica a credere anche un bambino non particolarmente intelligente.

In alcuni casi, poi, quando la banca centrale ha il bilancio imbottito di titoli di Stato comprati emettendo base monetaria, le ripetute affermazioni sull’indipendenza risultano anche ridicole. Da ultimo è stato il ministro delle Finanze giapponese Shunichi Suzuki ad affermare che il governo “non controlla la Banca del Giappone”.

Ora, la Banca del Giappone ha un bilancio pari al 136% del Pil giapponese e detiene titoli di Stato per oltre 508.000 miliardi di yen (pari a circa 3.800 miliardi di euro), ossia il 41% del debito pubblico nipponico.

Ovviamente tutti questi titoli sono stati accumulati per riportare l’inflazione dei prezzi al consumo all’obiettivo del 2% annuo, stando a un’altra formula di rito. Il fatto è che l’intervento è talmente massiccio da avere, più che altrove, pesantemente distorto il mercato di tali titoli. Dubito perfino che la definizione di mercato abbia ancora senso in questo caso, sempre se si preferisce la sostanza alla forma.

Comunque il tutto in modo assolutamente indipendente. Non oso immaginare cosa farebbe se non lo fosse…

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1 COMMENT

  1. Non capisco come possa essere indipendente chi (praticamente) stampa tutta la moneta che gli serve. Senza, teoricamente, alcun controllo dello Stato, complice del pactum sceleris. I banchieri centrali dicono di voler essere indipendenti per non essere soggetti al governo; ma in realtà non vogliono essere soggetti ad alcuno e vogliono soggiogare gli Stati comprandone i debiti. Sono una delle bande mafiose che si contendono il controllo sui produttori di reddito, inducendoli a malinvestimenti con ladroga monetaria

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