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La lezione, mai appresa, del “panem et circenes”

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di LUIGI CORTINOVIS

La strategia del “Panem et Circenses” non è stata applicata solo dall’élite dell’antica Roma, ma ancora oggi è usata dalla classe politica di molti paesi, specie quelli con minore libertà economica, come l’Italia.

Così come gli imperatori del passato compravano il consenso a suon di sesterzi, tramite elargizioni e spettacoli gratuiti, i politici del presente offrono assistenzialismo in cambio di voti, soprattutto nei paesi “terrorizzati” dal Covid. Tutto ciò, però, non è sostenibile, non lo è mai stato.

Alla fine, Roma è crollata sotto il peso delle tasse, che hanno distrutto i ceti produttivi a vantaggio di una classe dirigente sempre più inetta e di una plebe sempre più parassitaria.

Oggi, con un debito pubblico che cresce indisturbato, grazie anche alla scusante pandemica, mentre i politici e l’elettorato chiedono a gran voce più assistenzialismo e l’imprenditoria declina inesorabilmente, piegandosi ai dictat demenziali della “decrescita felice”, l’atmosfera non è poi così diversa da quella della Roma al crepuscolo dell’impero.

Scrisse Edmunde Burke: “L’esempio di Roma può servire da istruttivo monito per tutti i governi a non cercare di nutrire il popolo attraverso i magistrati. Se lo si abitua una volta, anche solo per sei mesi, esso non sarà mai soddisfatto di un trattamento diverso. E avendo fatto conto sul governo per il pane, alla prima scarsità si rivolterà e morderà la mano che lo sfamava. Per evitare un simile male, il governo ne raddoppierà le cause; e allora il male diverrà inveterato e incurabile.”

Cos’è la nuova normalità se non un male inveterato e incurabile?

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