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La nuova guerra fredda e la strategia dei liberal statunitensi che vogliono l’Impero

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di DAVID S. D'AMATO In un recente libro bianco, Christopher Mott dell’Institute for Peace & Diplomacy esamina un profondo riallineamento nell'ideologia politica americana, la sostituzione delle "vecchie razionalizzazioni per la supremazia, l'egemonia e l'interventismo" con un "neo-imperialismo dal volto morale". Mott ritiene che questa transizione in corso rifletta i cambiamenti nelle norme della classe dirigente. Le élite americane, più che mai legate agli attori e al potere statali, vedono ora la continuità dell'impero statunitense, il dominio globale e l'interventismo come chiari precetti  morali. Lo scetticismo delle élite dell'epoca di Bush nei confronti dell'impero americano sembra essere ormai scomparso. Quella che Mott riscontra è una nuova rinascita della "tendenza atlantista a spingere il moralismo e l'ingegneria sociale a livello globale". Poiché le élite sono confluite nella nuova ideologia sancita dallo Stato, è diventato sempre più importante segnala
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