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La scuola statale non funziona, ma loro vogliono più stato

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di MATTEO CORSINI "Infatti in generale gli stati non sono né i migliori organizzatori di sistemi né i più esperti datori di lavoro. Sono lenti nelle risposte, rigidi nell'organizzazione, costosi (perché, tanto, "paga Pantalone"), reticenti nel valorizzare i meriti, deboli nel contrastare l'inefficienza, per timore di perdere consenso elettorale. E così la scuola è in crisi e scontenta tutti: genitori, studenti, imprese, ma anche gli insegnanti: una categoria professionale già nobile e grande, ridotta oggi ad una condizione impiegatizia. Questo non vuol dire che lo Stato debba ritirarsi dal ruolo di responsabile primario per l'istruzione dei cittadini. Anzi, è essenziale che lo eserciti meglio. In primo luogo deve dare gli indirizzi per le conoscenze e le competenze da perseguire e deve assumerne i costi per tutti gli studenti. Ma, soprattutto, lo Stato deve assumere il compito che finora ha trascurato: verificare i risultati di tutte le scuole, sia statali che paritarie". At
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1 COMMENT

  1. Teoricamente l’istruzione pubblica è utile, assicura un ricambio sociale e l’efficienza. Mi spiego: in un sistema perfetto se il figlio di un industriale è un incapace finirà a fare l’impiegato del catasto e il capace e dotato figlio di un operaio finirà a fare il primario di chirurgia. Questo permette un allocazione ottimale delle risorse umane. Vista la situazione italiana, con i più dotati e capaci che scappano all’estero ed il crollo continuo del PIl e della ricerca è evidente che questo non avviene. Infatti il sistema è tale che ormai si va avanti per ereditarietà, i medici sono figli di medici, gli avvocati figli di avvocati, i giornalisti figli di persone famose, i professori universitari figli di professori universitari. Praticamente una situazione sociale bloccata. E’ quasi impossibile partire da zero e crearsi una professione o avanzare.
    Il motivo, oltre al nepotismo da terzo mondo, tipico della mediterranea Italia è anche che il settore pubblico è stato utilizzato solo ed esclusivamente per sopperire alla disoccupazione meridionale. Un intero sistema indirizzato a questo scopo. Le scuole meridionali regalano alti voti e concedono scarsa preparazione, la cosa prosegue nelle università meridionali creando schiere di persone che cercano lavoro nel settore pubblico, occupandone ogni centimetro grazie ai voti regalati e ai concorsi truccati. Gli episodi di professori magnagreci proiettati in Padania, incapaci di parlare un italiano corretto e con scarsa preparazione non sono episodici.
    La soluzione, purtroppo, è privatizzare il tutto, insieme alla Sanità e alla previdenza Sociale. Sarebbero miliardi su miliardi di sprechi risparmiati, le scuole assumerebbero non per concorso pubblico ma per assunzione diretta privilegiando i più capaci. Non si farà mai: al di sotto della Linea Gustav fare tutte queste tre cose insieme vorrebbe dire creare milioni e milioni di disoccupati con diritto di voto che nessuno assumerà mai altrove.
    L’unica soluzione è l’indipendenza.

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