di MATTEO CORSINI
Capita relativamente spesso di imbattersi in ricostruzioni della storia più o meno recente dell’andamento dei conti pubblici che lascerebbero incredulo anche un marziano. Per esempio, ecco cosa scrive Guido Salerno Aletta a proposito della spesa pubblica e delle sue implicazioni sul rapporto tra debito e Pil: "Non c’è stato nessuno scialo nella spesa pubblica dal 2008 a oggi, così come non c’era stato negli anni 80, nonostante taluni sostengano il contrario: allora, l’impennata del rapporto debito/pil dipese unicamente dal brusco calo dell’inflazione, merito soprattutto del blocco della scala mobile sui salari, cui si accompagnò l’impennata dei tassi di interesse reali, passati dal -5,8% del 1980 (in negativo perché l’inflazione superava addirittura la remunerazione del titolo) all’8,9% del 1992".
Credo serva una grande fantasia per interpretare in quel modo i numeri di finanza pubblica. E’ vero che c’è stata un’impennata della spesa
Poco stato e vivo beato.
sarò elementare nei mie discorsi in fatto di economia, ma c’è una spesa pubblica produttiva, strade, ferrovie, assetto del territorio, conservazione beni architettonici, e la lista potrebbe continuare… e una spesa pubblica improduttiva, anche come corollario di servizi resi ai cittadini, e tutte le burocrazie che aumentano ad ogni pie’ sospinto, strapagati prestatori d’opera nei loro apparati dai consigli di amministrazione ai commessi, una miriade di onorevoli seduti sugli scranni, loro e familiari a vita, corti prefettizie se pur nominalmente soppresse, addetti agli apparati che per servire bene, dal barbiere al commesso, devono essere ben pagati perché è una questione di prestigio e di sicurezza personale… e da dove vengono i soldi per tutto questo ambaradam improduttivo? ovviamente dalle partite IVA e dalle tasse sulle proprietà private che siano o no produttive, meglio se sono frutto di lavoro perché quelle la cui origine è ignota rimangono ignote per sempre… e qui casca l’asino!