di GUGLIELMO PIOMBINI
Negli ultimi decenni dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, la coscienza degli europei viene scossa fin dalle fondamenta da un inaudito attacco concentrico alle basi morali della civiltà. Rompendo un tabù millenario, una schiera sempre più imponente di uomini politici e di intellettuali comincia a mettere apertamente in discussione il principio di non aggressione, fino ad allora santificato dai Dieci Comandamenti, dal Vangelo e dalla filosofia dei diritti naturali. Se in passato solo qualche scrittore sociopatico in vena di provocazioni, come il Marchese De Sade, aveva fatto l’elogio del delitto e della crudeltà, in questo periodo storico l’elenco di coloro che giustificano la violenza, la rapina, l’assassinio, la spietatezza, il terrore, l’oppressione, la persecuzione e il genocidio si fa interminabile: troviamo comunisti, socialisti, anarchici, sindacalisti rivoluzionari, nazionalisti, imperialisti, razzisti, darwinisti sociali, fautori
Grande articolo, me l’ero perso.
Circa la parte finale sull’eugenetica, questa fino a 100 anni fa era una idea trasversale ampiamente diffusa e accettata nel mondo da tutti i politici, conservatori americani in primis.
grazie