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Le banche centrali non sono diventate keynesiane adesso

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di MATTEO CORSINI “Ma dopo 7 anni di sperimentazione nelle più estreme, non convenzionali politiche monetarie, specie in Giappone e in eurozona, i banchieri centrali hanno maturato la consapevolezza che i soli strumenti monetari non possono risollevare le sorti di economie che non vogliono ripartire. Se una banca presta poco denaro o se qualcuno non può o non vuole indebitarsi nemmeno con un costo del denaro vicino allo zero, la politica monetaria dei tassi negativi finisce per creare più danni che vantaggi: nei prestatori, tra i risparmiatori e forse anche nella psicologia dei consumatori e degli imprenditori. Per queste ragioni si spiega l’enfasi posta da sempre più banchieri centrali sulla necessità di politiche fiscali che spettano, invece, ai governi”. Commentando la tradizionale riunione estiva di banchieri centrali a Jackson Hole, Walter Riolfi rileva la tendenza, da parte dei banchieri centrali, a invocare politiche fiscali espansive, da affiancare a sempre meno
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