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Le biciclette saranno le auto del futuro… (anche per il fisco)?

Da leggere

di LUIGI CORTINOVIS

Scrive Matteo Corsini:

  • Il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini pensa di estendere la targa e l’obbligo assicurativo, oltre all’uso del casco, ai monopattini elettrici. Il fatto è che non è escluso che l’obbligo sia esteso anche alle biciclette, perfino non a pedalata assistita. Continuerebbe la stratificazione di obblighi che equivale a considerare tutti quanti incapaci di intendere e di volere.
  • Di questo passo, non mi stupirei se le biciclette diventassero in futuro un bene mobile registrato a tutti gli effetti, con tanto di IPT e imposta di bollo a carico dei ciclisti.
  • D’altra parte, quando una fetta crescente di persone dovrà usare la bicicletta perché non potrà permettersi di comprare un’auto elettrica, da qualche parte dovrà pure essere recuperato il gettito dei bolli che costoro non pagheranno più sulle vetture.

Romano Bracalini, tempo fa, pubblicò il libro “Otto milioni di biciclette”, ovvero il racconto, la cronaca, dell’Italia fascista, della società del Ventennio. La narrazione del fascismo progressista – a suon di bonifiche delle paludi pontine e la costruzione di strade,  autostrade e infrastrutture varie –  il regime aveva la velleità di mostrare al mondo un paese efficiente, ordinato, ubbidiente, in cui il moderno mezzo di locomozione era rappresentato dalla bicicletta.

Oggi, gli stessi progressisti figli della cultura fascista di un secolo fa – con la complicità dei nazicom dell’ex PCI – hanno l’ambizione di mostrare al mondo – proprio come un Mussolini qualsiasi – un’Italia eco-sostenibile, energeticamente rinnovabile, con città e infrastrutture da 15 minuti. Ancora una volta, il simbolo di questa elucubrazione costruttivista è la due ruote a pedali.

 

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2 COMMENTS

  1. Il costruttivismo è un approccio filosofico ottimo alla realtà, ma deve essere diffuso, non deve essere lasciato nelle loro mani e basta.

    Sembra che ogni volta venga lanciata qualche frecciatina al costruttivismo, che in ultima analisi è un rifiuto di un presunto “ordine naturale” a favore dell’idea che qualsiasi tipo di ordine viene costruito consapevolmente.

    Solo perchè c’è un elite che cerca di monopolizzare questa costruzione di realtà non significa che questo approccio sia sbagliato. Dovremmo invece appropriarcene anche noi.

    Sennò che siamo, platonisti? Giusnaturalisti?
    Vogliamo giustificare la nostra anarchia quotidiana sulla base di “diritti naturali” e eteree idee di “Bene”? Chiunque nella storia abbia pensato di avere in tasca una briciola del Vero Bene ® ha cercato di opprimere il prossimo per farglielo ingoiare. Oppure ha usato questo Ordine Naturale (magari deciso da un dio) come scusa per soggiogare il prossimo.

    L’unica alternativa praticabile a tirare in ballo presunti ordini naturali è il costruttivismo. Non lasciamo questo potente strumento creativo solo alla commissione europea o al wef please.

    • Si rischia di cadere nel nominalismo accademico. In fondo i diritti naturali non vanno confusi con l’Ordine Naturale stabilito dall’occasionale clero dominante. Occorre dare un significato maggiormente preciso alle terminologie filosofiche e cercare con cura, attraverso la continua osservazione, i campi di applicazione delle teorie in un certo modo denominate. Forse sarebbe più opportuna la definizione alternativa di “costruzionismo”, peraltro già presente nei lessici filosofico e sociologico, dal momento che i costruttivisti politici hanno sempre inteso il loro pensiero come una sorta di direzione forzata e non contrattata delle azioni altrui.

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