In un articolo di Gerassimos Thomas, Direttore generale dipartimento Fiscalità e Unione doganale della Commissione europea, ho letto alcuni passaggi che fanno rabbrividire. Si tratta di argomentazioni circa l’utilizzo del fisco per raggiungere gli obiettivi di transizione green. Nulla di nuovo, a dire il vero. Ciò nondimeno, ogni volta che leggo certe affermazioni ho la sensazione che siamo incamminati verso uno scenario distopico.
Secondo Thomas, la “nuova realtà geopolitica ha galvanizzato la determinazione dell’Europa volta ad accelerare la transizione energetica, a sviluppare un’indipendenza strategica e ad alimentare l’ambizione di lottare contro i cambiamenti climatici. L’Ue ha già intrapreso un percorso ben tracciato per affermarsi come leader mondiale nell’azione contro i cambiamenti climatici. Il Green deal propone una combinazione di misure normative, fiscali e di fissazione del prezzo del carbonio per raggiungere i nostri traguardi.”
In tutto ciò, la “tassazione può dimostrarsi uno strumento potente per incentivare un mutamento nei comportamenti e contribuire a conseguire gli obiettivi strategici. Nello scorso decennio il calo di circa il 40% nel consumo di tabacco nell’Ue è riconducibile alla tassazione, mentre la netta riduzione dei sacchetti di plastica per la spesa in alcuni Paesi ha fatto seguito all’introduzione di efficaci imposte sulla plastica. Tuttavia, le entrate provenienti da imposte ambientali nell’Ue sono rimaste ferme a un livello molto basso nell’arco dell’ultimo decennio (circa il 2,2 % del Pil nel 2020). Dato l’impatto sui comportamenti e le entrate potenziali, la tassazione ambientale è uno strumento che dovrebbe essere sfruttato per sortire effetti maggiori.“
Thomas ricorda poi che nel 2021 “la Commissione europea ha proposto una forte revisione delle norme, adeguando la modalità di tassazione dei prodotti energetici e dell’elettricità. Le norme proposte riveleranno una maggiore coerenza con la transizione verde, tassando in particolare i combustibili fossili più inquinanti, stimolando il passaggio a combustibili più puliti e meno tassati, tra cui i biocarburanti avanzati o quelli provenienti da fonti rinnovabili.”
Dopo avere inoltre auspicato lo spostamento della tassazione da redditi da lavoro a redditi di capitale, Thomas sostiene che “occorra aumentare l’impiego di imposte comportamentali. Le riforme della tassazione ambientale che riducono l’inquinamento e favoriscono le imprese potrebbero essere uno strumento efficace per promuovere investimenti sostenibili e aiutare ad allontanarci da imposte distorsive. In quest’ottica, è necessario tenere conto dell’ambizione di riuscire almeno a raddoppiare le entrate provenienti dalle imposte ambientali come percentuale del gettito fiscale totale nell’Ue.“
Infine, è “necessario compiere un’analisi solida e lungimirante allo scopo di trovare la giusta miscela di politiche fiscali per un futuro più ecologico e sostenibile. Mentre ci impegniamo ad affrontare le questioni più urgenti del nostro tempo, gettiamo le basi per un futuro più stabile e sostenibile, in cui le politiche fiscali e la loro combinazione assumeranno un ruolo di spicco. Inoltre, dovranno essere attentamente esaminate dai governi al fine di fornire soluzioni corrette a cittadini e imprese, ora e nel futuro. Dobbiamo rimboccarci le maniche, iniziare subito e farlo per bene.”
Purtroppo, di buone intenzioni sono lastricate le vie dell’inferno (fiscale). La pretesa di pianificare dall’alto cosa sia bene per tutti e usare la tassazione per stimolare comportamenti ritenuti virtuosi sarebbe già di per sé intollerabile per chiunque abbia un minimo di considerazione per la libertà. Ma oltre a questo ci sono le inevitabili conseguente inintenzionali che ogni pianificazione centralizzata porta con sé.
Questo, però, è il futuro (in parte già presente) che ci attende. E non è rassicurante.
Vorrei vivere in un mondo di individui probi e virtuosi. Vorrei che quanto percepiscono i miei “rappresentanti” fosse relazionato al mio reddito di “loro mandante” e che lavorassero loro attivamente come faccio io senza demandarlo a segretari ed assistenti varii che devo retribuire a parte. Se fossero probi e virtuosi dovrebbero accontentarsi di meno, mentre temo che il giochino consista nell’ideare una nuova motivazione per tassare ulteriormente me ed avere loro una maggiore disponibilità di quattrini da spartirsi. Non sostengo che vorrei “rappresentanti” onesti che facciano i miei interessi e non quello di altri paesi, produttori di batterie ed ogni manufatto di una industrializzazione che ci obbligano a dismettere. Questo non lo sostengo perché li considero tutti, se non probi e virtuosi, sicuramente onesti.
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Vorrei vivere in un mondo di individui probi e virtuosi. Vorrei che quanto percepiscono i miei “rappresentanti” fosse relazionato al mio reddito di “loro mandante” e che lavorassero loro attivamente come faccio io senza demandarlo a segretari ed assistenti varii che devo retribuire a parte. Se fossero probi e virtuosi dovrebbero accontentarsi di meno, mentre temo che il giochino consista nell’ideare una nuova motivazione per tassare ulteriormente me ed avere loro una maggiore disponibilità di quattrini da spartirsi. Non sostengo che vorrei “rappresentanti” onesti che facciano i miei interessi e non quello di altri paesi, produttori di batterie ed ogni manufatto di una industrializzazione che ci obbligano a dismettere. Questo non lo sostengo perché li considero tutti, se non probi e virtuosi, sicuramente onesti.