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Bukovsky e Cristin: è necessaria anche una “Norimberga per il comunismo”

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di ARTURO DOILO

Il nazionalsocialismo nero, quello di stampo hitleriano e mussoliniano, non hanno più avuto alcuna cittadinanza nel dibattito politico-ideologico post Seconda Guerra Mondiale. In Italia, ad esempio, è vietata la ricostituzione del Partito fascista. Il motivo di questa esclusione perrenne è che le potenze alleate, dopo aver sbaragliato sul campo il III Reich, hanno pensato bene di processarlo a Norimberga, a partire dal 1946.

Il nazionalsocialismo rosso, invece, non solo continua imperterrito a sopravvivere, anzi gode di ottima salute ed è il motore della “Quarta Rivoluzione Industriale”, o meglio del “Grande Reset” in corso, partito ufficialmente nel marzo del 2020 (ufficiosamente il progetto risale al 1884) sulla scorta di una tragica farsa pandemica. Il motivo per cui il nazionalsocialismo rosso – leggasi comunismo – continua a presentarsi al mondo come la panacea dei mali dell’uomo è che non è mai stato messo sul banco degli imputati, benché nel 1989, col crollo dell’Unione Sovietica (come la Germania quarant’anni prima, anche l’URSS ha perso la guerra, seppur fredda), tutti abbiamo avuto la riprova che quell’ideologia non solo è infame e utopisticamente deleteria, ma è assai più criminale (centinaia di milioni di morti) di quella dei cugini nazifascisti.

La follia pseudo-pandemica che da due anni stiamo subendo, con limitazioni gravissimi alle libertà fondamentali che si davano per acquisite, per qualcuno è parsa come l’occasione per dar vita ad una fantomatica “Norimberga 2”, che avrebbe l’avvocato Reiner Fuellmich come suo promotore e portabandiera: “L’intera questione di Norimberga 2 proposta da Fuellmich sembra trarre origine da un ricorso – qui il link -, presentato in Canada, rivolto proprio a far condannare una serie di soggetti ed organizzazioni – dalla Regina Elisabetta all’OMS, a Bill Gates e perfino Papa Francesco! – per crimini contro l’umanità”.

In vero, questa opzione non ha nulla a che vedere con i processi che gli alleati organizzarono in Germania. Ciononostante, l’idea di condannare una volta per tutte la più mortifera delle ideologie mai apparsa sulla terra (compresi i suoi rappresentanti, che oggi governano ovunque) è tutt’altro che peregrina ed ha due importanti protagonisti tra i suoi sponsor.

Renato Cristin è filosofo e professore di filosofia ermeneutica all’Università di Trieste,  ed è il promotore della campagna mondialeAppello per i processi di Norimberga per il comunismo”, volta agiudicare i suoi crimini storici. In una lunga e dettagliata intervista per l’«Internazional Freedom Educational Foundation» ha dato spiegazioni e ragioni non solo sul ruolo del comunismo nell’attualità, con uno sguardo giustamente molto critico, ma ha denunciato un regime come quello di Nicolás Maduro e il chavismo in Venezuela e nel continente sudamericano.

A seguire, riportiamo solo alcuni dei passaggi emblematici realtuvi al punto di vista del professore triestino, che sono non solo di estrema attualità, ma di necessaria adozione.

  • 1. Quando è nato l'”Appello per il processo di Norimberga per il comunismo”, che lei e il dissidente sovietico Vladimir Bukovsky avete promosso?
  • Questa iniziativa è nata nell’estate del 2019, ma ha avuto una lunga gestazione che posso raccontare brevemente. Durante un convegno del 2005 dedicato alla memoria del totalitarismo, un convegno che ho organizzato quando ero direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Berlino, Vladimir Bukovsky mi ha parlato della sua idea di fondare una “Norimberga per il Comunismo”che potesse tramandare una condanna storica e morale, analoga a quella che giustamente condannò il nazismo e lo escluse definitivamente dal mondo civile. Qualche anno dopo, un gruppo di esperti, professori, ricercatori e politici dei paesi baltici riprese l’idea, mettendo insieme eventi e convegni di carattere storico, ma poi non abbiamo trovato il modo di rendere più articolata l’iniziativa.
  • Infine nell’estate del 2019 ho scritto a Bukovsky per suggerire di promuoverlo attraverso un appello che potrebbe fungere da base per un’iniziativa internazionale che inizi con il 30° anniversario della caduta del muro di Berlino. Sebbene indebolito dalla sua malattia, accettò con entusiasmo poiché vedeva la possibilità di dare finalmente forma alla sua idea. Fu così che scrivemmo il testo dell’Appello e decidemmo di prepararne il lancio raccogliendo firme da presentare in pubblico per la data simbolica del 9 novembreSfortunatamente Bukovsky è morto il 27 ottobre 2019, lasciando un vuoto enorme in tutti coloro che nel mondo avevano applaudito la sua lunga battaglia contro il comunismo e condiviso le sue motivazioni e obiettivi; ma allo stesso tempo ha lasciato in eredità il suo impegno a realizzare la sua intenzione, anche attraverso la nostra nuova iniziativa.

QUI IL RESTO DELL’INTERVISTA AL PROFESSORE

 

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