di GIANLUCA MARCHI
In Europa ci suono luoghi, come la Catalogna, dove i partiti indipendentisti, cioè che puntano a staccarsi dalla Spagna, sono la maggioranza assoluta nel Parlamento locale. Ve ne sono altri, vedi la Scozia, dove è stato possibile celebrare un referendum che, se vinto (in realtà è stato perso di poco), avrebbe significato l'uscita di quel Paese dal Regno Unito. E poi c'è l'Italia, dove invece un giornalista è tenuto nel mirino per il solo fatto di aver diretto (e fondato) una testata online che si chiamava L'Indipendenza. Anzi, per dirla tutta, questo fatto rappresenta una sorta di aggravante per mandare costui a processo per il reato di associazione finalizzata al terrorismo.
Mi scusino tutti i lettori, non amo mai fare di me stesso un caso personale, ma stavolta la cosa è utile per riassumere in poche righe il senso dell'inchiesta che la Procura di Brescia fece esplodere contro il mondo indipendentista il 2 aprile del 2014 e che oggi, dopo quasi tre an
Solidarietà, caro Gianmarchi.
Carlo De Paoli.
Tu e tutti gli indagati avete la mia solidarietà di uomo e di indipendentista. Non può, uno stato civile, vietare ai cittadini di quello stato di sostenere l’idea di indipendenza di una porzione di quello stato. Io, da sardo che non si sente (anzi, non è ) italiano ho diritto di pensare e di dire che la Sardegna non è Italia e che, per il mio popolo e la mia naziine, voglio la libertà. In bocca al lupo.
Direttore massima solidarietà e vicinanza.
I veneti possono fare la differenza.
Quando si terranno i soldi in tasca e cesseranno di versare , alle date fissate dal governo, le imposte.
Allora e solo allora le istanze indipendentiste avranno ascolto e futuro.
Per ora si è solo scherzato.
Se i veneti sono davvero motivati e decisi hanno solo questa strada, non violenta, di disobbedienza civile.