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Little italy, dove si sceglieva tra essere preti o gangster

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di ROMANO BRACALINI “O briganti o emigranti”. Così Francesco Saverio Nitti, politico meridionale, riassumeva il dramma del Mezzogiorno all’indomani dell’unità. Al Sud c’era una società immobile, divisa in caste. I signori e i morti di fame. L’emigrazione era una vendetta, ma anche una rinuncia e una resa. Il movimento unitario, avvicinando i meridionali ai popoli più emancipati e ricchi della penisola aveva fatto nascere in loro i medesimi bisogni e desideri senza la possibilità di poterli soddisfare. Così i più avventurosi e decisi da una parte, i meno scrupolosi e onesti dall’altra non videro che un’alternativa a una vita di stenti e di miseria: o l’emigrazione o il brigantaggio. L’emigrazione divenne argomento di letteratura di consumo ispirando a Edmondo De Amicis, autore di Cuore, compendio di nobili sentimenti patriottici, il racconto “Dagli Appennini alle Ande”. Le canzoni popolari parlavano di bastimenti “che partivano per terre assai lunt
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  1. Testo tratto da una relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, ottobre 1912 :

    «Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Molti puzzano perché tengono lo stesso vestito per settimane. Si costruiscono baracche nelle periferie.
    Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano in 2 e cercano una stanza con uso cucina.
    Dopo pochi giorni diventano 4, 6, 10. Parlano lingue incomprensibili, forse dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina; spesso davanti alle chiese donne e uomini anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti.
    Le nostre donne li evitano sia perché poco attraenti e selvatici, sia perché è voce diffusa di stupri consumati quando le donne tornano dal lavoro.
    I governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, di attività criminali».
    La relazione così prosegue:
    «Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare. Si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano pur che le famiglie rimangano unite e non contestano il salario.
    Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell’Italia. Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più. La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione».

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