di MARK WASABI
Tra le tante fiabe che si sentono raccontare nel paese dei balocchi c'è quella che il debito pubblico è dovuto al fatto che abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità. Non di rado illustri economisti ed inverecondi politici ci prendono per i fondelli con questa ignobile castroneria.
Pochissimi fanno invece notare che la corsa sfrenata e sconsiderata all'emissione di titoli di stato, che ha toccato il suo massimo splendore nell'era craxiana, ha prodotto quel fiume di denaro (a debito) che ha poi consentito da un lato il proliferare di immensi e inossidabili serbatoi occupazionali (cioè elettorali) volti esclusivamente a garantire la permanenza al potere di questa classe politica, dall'altro il dilagare dei fenomeni di corruzione e malaffare che ancora oggi, stando alla Corte di Conti, imperversano come e più di prima. Quando non ci sono soldi da buttare c'è poco da corrompere. Se non ci fosse stato quel famigerato fiume di denaro a debito, confluito
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