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Pompe speculative? L’idiozia del Codacons e il prezzo della benzina

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di MATTEO CORSINI

Come è (dovrebbe essere) noto, a fare la differenza tra il prezzo dei carburanti alla pompa in Italia rispetto agli altri Paesi europei è la tassazione, che a sud delle Alpi comprende accise accumulate in quasi un secolo, sulle quali peraltri si paga l’IVA. In Italia il 58% del prezzo della benzina è riconducibile a tassazione; percentuale che si abbassa al 51% per il gasolio.

Il mancato rinnovo delle decurtazioni di parte delle accise ha comportato un incremento di pari importo, pari a circa 30 centesimi al litro a partire dal 1° dicembre 2022, di cui gli ultimi 18 a partire da inizio gennaio.

I prezzi tra il 31 dicembre e il 1° gennaio sono quindi aumentati mediamente della stessa entità, anche se non tutti i distributori praticano lo stesso prezzo, come peraltro sempre accade. Così come sempre accade che in autostrada i prezzi siano superiori, dato che anche i concessionari autostradali percepiscono una remunerazione.

E nonostante lo stesso ministero dell’Ambiente abbia comunicato che l’aumento dei prezzi è stato mediamente in linea con il mancato rinnovo della decurtazione sulle accise, da giorni si levano i soliti anatemi contro la “speculazione” e i benzinai “furbetti”. Quel che è peggio, è che sono gli stessi esponenti del governo, talvolta, a fare affermazioni del genere.

Ovviamente a parlare di speculazione è il Codacons, il cui presidente Carlo Rienzi, nota che “le quotazioni internazionali del petrolio sono in ribasso e non giustificano in alcun modo l’andamento dei prezzi alla pompa, al netto del rialzo delle accise. Per tale motivo presentiamo un esposto, chiedendo di accendere un faro sulla possibile fattispecie di aggiotaggio e di sequestrare le bolle di acquisto dei carburanti direttamente presso le società petrolifere, per verificare le motivazioni di tali aumenti alla pompa.”

L’aggiotaggio prevede l’utilizzo di artifizi e/o divulgazione di notizie false, esagerate o tendenziose per alterare il prezzo (in questo caso) di una merce. In questo caso i distributori di carburanti praticano un prezzo senza divulgare notizie o compiere artifici. Semplicemente praticano il prezzo esposto.

Per di più, i carburanti derivano dal petrolio, ma dopo un processo di raffinazione, per cui non è al prezzo del petrolio che occorre fare riferimento, ma a quello all’ingrosso dei prodotti raffinati, per farsi un’idea di come dovrebbe muoversi il prezzo alla pompa. E in ogni caso, le bolle di acquisto cosa c’entrano? Il prezzo alla pompa tende a seguire quello di mercato all’ingrosso, non il prezzo di carico del benzinaio.

Non dubito che le accise (e non solo quelle) andrebbero azzerate, ma per farlo occorre tagliare strutturalmente voci di spesa pubblica. Peccato che molti di quelli che oggi inveiscono contro la “speculazione” siano sovente in prima fila a chiedere, al contrario, aumenti di spesa.

Alla fine il governo ha emanato l’ennesimo decreto, in cui oltre a porre limiti massimi ai prezzi praticabili in autostrada, impone ai benzinai di esporre anche il prezzo medio nazionale. Un ulteriore adempimento a mio parere stupido. Non il primo e, purtroppo, temo neppure l’ultimo del genere.

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