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Povertà, industria della pietà, e l’avanzata della tirannia

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di ROMANO BRACALINI Secondo le previsioni nel 2023, fra appena otto anni, la Terra sarà popolata da 9 miliardi di esseri umani, con un profondo squilibrio di crescita tra paesi industriali e aree sottosviluppate corrispondenti a circa tre quarti del globo. E anche all’interno del mondo sottosviluppato occorre fare una ulteriore distinzione. Secondo uno studio della Banca mondiale l’Africa subsahariana che è oggi popolata da 800 milioni di abitanti crescerà fino a 1,2 miliardi nel 2025. Le cifre contrastano con l’ideologia della pietà che presenta un continente in estinzione per via di malattie, miseria, guerre. Il fatto è che in Africa (compreso il Maghreb arabo) il calo del tasso di natalità non c’è stato, nonostante le condizioni spaventose di vita. Spaventose per noi, ma evidentemente non così spaventose per le popolazioni africane tornate alle condizioni di vita tribale dell’epoca precoloniale. Invece in Asia (specie in India e perfino nel Bangladesh) e in
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4 COMMENTS

  1. E’ – mi si perdoni – la solita storia: si parte da presupposti errati e si arriva, inevitabilmente, a conclusioni di fantasia. C’è ancora qualcuno che si chiede come mai i “gialli” abbiano saputo acquisire – in meno di un secolo – una cultura (quella nostra, occidentale) al punto da poterla insegnare a noi, mentre i “neri” in piú di due secoli non abbiano imparato niente? Siamo noi i “cattivi” che insegnano all’uno ciò che negano all’altro?
    Dimentichiamoci per un momento del “politicamente corretto” e guardiamo la realtà: che dimostra come ci siano immense differenze in termini di quoziente intellettivo, di capacità di apprendimento e cosí via fra le varie razze (si scusi l’uso di un termine cosí scioccante, ma l’eufemismo “etnia” non mi sembra applicabile). Il motivo per il quale l’Africa è allo sbando è insito – per brutto che sia il dirlo – nel DNA delle popolazioni. Inutile pensare di “insegnare” loro qualcosa (a cominciare dalla regolazione delle nascite): sarebbero solo tempo (e soldi) sprecati. Sono almeno cinquant’anni che si riversano valanghe di risorse (umane ed economiche) nel continente “nero”. Risultato? Zero, meno di zero: guerre, epurazioni, epidemie e tanti, tanti figli. L’unica cosa giusta sarebbe – a mio avviso – lasciarli a se stessi, nel bene e nel male: che imparino a gestirsi – a casa loro. Senza aiuti dall’esterno, il boom demografico si ridimensionerebbe in automatico.
    Il nostro guaio è che tutti i nostri “aiuti” aiutano anche (e molto) a riempire le tasche di tanti politici, imprenditori, sociologi, assistenti sociali, “collaboratori di sviluppo” e cosí via: appunto l'”industria della pietà” (ottima definizione). Insomma: la solita speculazione ai danni di coloro che si dovrebbe difendere.

  2. Neocolonialismo.
    E’ la vera soluzione a queste prospettive.
    Capisco che non sia un provvedimento in completa sintonia con le idee liberali, ma se ben congegnato funziona e spinge lo sviluppo mondiale.
    Una volta lessi qualcosa in merito scritto da Pelanda.

    • A parte che non si tratta di una “non completa sintonia”, ma di una totale opposizione.. ti faccio presente che i neocolonizzatori sarebbero gli stessi stati e governi che critichiamo su tutto e di cui vorremmo liberarci anche qui da noi..

      • Io intendo neocolonialismo con stato minimo e struttura liberale.
        Poche regole chiare, e liberali.
        L’economia in concessione ad aziende per un periodo predeterminato.
        Poca politica.
        Controlli a cura dello stato colonizzatore.
        Lo vedi uno stato africano regolato e strutturato con l’intervento politico ed economico polacco?
        Io lo vedo bene.
        Oppure irlandese?
        Australiano, canadese.
        Inglese sarebbe un revival.
        L’italia colonizzatrice è un pericolo.
        Ma non vedo male neppure la cina, o la russia.
        Io proverei.

        Diversamente

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