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Professioni “libere”? No, l’avanzata dei burocrati con Partita Iva!

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di LEONARDO FACCO Nel 2009, quando scrissi "Elogio dell'evasore fiscale" (oggi rieditato col titolo "Schiavi fiscali"), lo dedicai al mio commercialista "sempre più burocrate e sempre meno idealista". L'anno dopo, chiusi definitivamente la Partita Iva. In Italia, purtroppo, da allora è cresciuto un fenomeno che potremmo chiamare “buro-parassitismo”: mestieri nati per servire consumatori e imprese si sono via via trasformati in centri d’esecuzione di norme, cioè in appendici operative dei ministeri. A prima vista restano “liberi professionisti”; in realtà fatturano perché il legislatore – non il cliente – lo ha decretato. Dal consulente al gabelliere Il caso più lampante è quello dei commercialisti, appunto: nati per ottimizzare costi o suggerire come investire in azienda, oggi dedicano buona parte del tempo a inviare F24, verificare redditometri, spesometri, LIPE, CU e via compilando. Sono diventati uffici periferici del fisco, remunerati però dal privato per
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