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Se l’evasione fosse azzerata, molte imprese morirebbero!

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di MATTEO CORSINI Sul Sole 24 Ore del 5 aprile, Paolo Bricco informa i lettori di uno studio condotto da Emmanuele Bobbio, economista della Banca d’Italia, dal titolo “Tax evasion, firm dynamics and growth”. Secondo Bricco, il modello costruito da Bobbio porta a risultati che “mettono a nudo una delle radici malate dell’albero, oggi sempre più bonsai, del capitalismo produttivo italiano: la realtà è composta da piccole imprese che tendono a evadere o a eludere le imposte; l’abitudine ad avere comportamenti fiscali scorretti rende malsanamente utile non crescere, dato che lo sviluppo del perimetro aziendale implica un maggiore controllo da parte delle autorità; quelle stesse imprese non crescono e dunque non innovano e, allo stesso tempo, non innovano e dunque non crescono. Fin qui nulla di nuovo. Sicché poi si legge ancora nell’articolo: “L’ipotesi di un azzeramento dell’evasione – a parità di tutti i pesi a carico delle aziende (Ires, Iva, Irap e cun
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3 COMMENTS

  1. Dato che confiniamo con la Svizzera, e loro stanno molto, molto meglio di noi, facciamo una cosa semplicissima, copiamo pari pari, il loro sistema amministrativo, fiscale. Ma siccome il nostro è uno stato mafioso, credo purtroppo che ciò non succederà mai.

  2. Continuerò a ripetere fino alla nausea. Immaginiamo che, con un colpo di bacchetta magica, lo Stato riesca a recuperare TUTTA l’evasione .Sono possibili due esiti.
    A.- Aumenterebbe di scoppio la pressione fiscale con le conseguenze ben note
    B.-Ridurrebbe le tasse nella stessa misura che ha incassato. Muoverebbe l’economia , ma non risolverebbe il problema del debito.
    Quale sarebbe la soluzione migliore ( e, dico io , unica)? Ridurre i COSTI di STRUTTURA!

  3. Credo che se l’evasione fosse azzerata oltre alla sparizione di numerose imprese si avrebbe anche un crollo dei consumi, che ritengo in gran parte alimentati proprio dal sommerso.
    L’azzeramento dell’evasione provocherebbe quindi un calo di gettito per l’erario perché le imprese aperte pagano delle tasse, con il sistema fiscale italiano è impossibile per chiunque, anche se in perdita, non parare qualche cosa in veste di tassazione o imposizione, un calo di gettito per l’aumento della disoccupazione (ed aumento dei costi per l’assegno di disoccupazione, un calo di gettito per l’Iva per la diminuzione dei consumi.
    Keynes era convinto che esistesse un moltiplicatore fiscale, se fosse vero l’Italia sarebbe il paese più ricco del mondo, sarebbe interessante fare uno studio sul “diminutore fiscale”, nel senso che una volta oltrepassata il punto di vertice della curva di Laffer ad ogni aumento di imposizione corrisponde una diminuzione di gettito più che proporzionale. L’Italia è un ottimo caso di studio in tal senso. In breve: se la coperta è corta a causa dell’eccessiva spesa pubblica ogni tentativo di tirare la coperta di qua o di la per coprire la spesa causa solo un danno collettivo maggiore alle azioni. La riprova è anche che il Belgio o la Spagna nei periodi in cui rimasero senza governo videro il PIl aumentare. Se i governi più che danni non provocano allora la conseguenza immediata è che la sfera statale deve essere minima e le eventuali azioni governative essere demandate ai governi locali. Dove vediamo tutto ciò? In Svizzera, ed infatti se la passano benissimo….

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