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Si scrive “equo compenso”, ma si legge “protezionismo”!

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di MATTEO CORSINI

Mentre l’attenzione dei mezzi di informazione è per lo più concentrata su immigrazione e salvataggi bancari a spese dei pagatori di tasse, sta per essere (re)introdotto (non senza ampio esercizio di lobbismo da parte dei beneficiari) l’equo compenso per i professionisti iscritti agli Albi.

Marina Calderone, presidente del Comitato unico delle professioni (Cup) si dimostra entusiasta: “Accogliamo con favore questo Ddl perché darà maggiori certezze non solo agli iscritti agli Albi ma anche ai cittadini”. Probabilmente darà certezze agli iscritti agli Albi, quanto ai cittadini qualche dubbio l’avrei.

Il compenso è considerato “equo” se è “proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, al contenuto e alle caratteristiche della prestazione professionale”. In pratica è reintrodotta una tariffa minima per legge, in base a parametri che limitano almeno in parte le libertà contrattuale.

Secondo Calderonesarà possibile confinare le pratiche piratesche, fondate esclusivamente sull’accaparramento della clientela in base a una offerta della prestazione con compensi irrisori, al di fuori delle dinamiche legittime del mercato del lavoro professionale.”

In sostanza, una forma di protezionismo, come sempre mascherata (maldestramente, a mio parere) tirando in ballo il bene dei clienti.

Ora, in un mercato è illegittimo aggredire la proprietà altrui, ma nel praticare un prezzo di offerta inferiore a quello dei concorrenti non vedo cosa ci sia di illegittimo.

Si eviti almeno l’ipocrisia di dire che queste barriere al ribasso sono a tutela dei cittadini.

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3 COMMENTS

  1. Evidentemente una misura protezionistica e contraria a qualsiasi concetto di libero mercato. Ma d’altro canto cosa c’era da aspettarsi da un paese che regola le professioni con l’istituto degli ordini professionali e con la previdenza “privata” (ma in realtà pubblica) delle casse professionali cui il professionista deve devolvere un obolo obbligatorio annuale. L’ordinamento professionale della Repubblica italiana è profondamente fascista e non ha nulla a che vedere nè con il mercato nè con la presunta tutela dei consumatori. In tutto questo le professioni sono irrimediabilmente proletarizzate e nessuna legge potrà impedire al singolo professionista di stabilire i prezzi secondo l’accordo con il cliente.

  2. Un altro Equo Canone ! Non è possibile, gli italiani stanno superando se stessi !
    E’ inutile cercare di convincerli perché il sangue non è acqua e ogni generazione di italiani avrà il suo Equo Canone. E’ una tara genetica, ci sarà sempre in questo paese una percentuale di italiani sinistri sufficiente a imporre al paese queste politiche catto-comuniste.
    Essere italiano è come avere sul capo una maledizione biblica. Non possiamo evitarlo e non ci possiamo sottrarre a questo destino.

  3. Chi decide se il compenso è proporzionato? È una definizione totalmente arbitraria. Se accetto di lavorare per quel compenso probabilmente IO lo trovo proporzionato. Magari il compenso è basso ma ho altri motivi: voglio imparare il lavoro, penso che mi faccia curriculum, confido nelle future possibilità di crescita, o chissà che altro. O semplicemente magari penso ch mi paghino una miseria, ma non avendo altre migliori opportunità lo accetto lo stesso. Piutost che nient l’è mei piutost. Se non fosse che arriva un politico si mette in mezzo e mi rovina anche questa possibilità…

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