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Spending review, ovvero il nulla dietro a un bel inglesismo

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di GIAN LUIGI LOMBARDI CERRI Nei tempi attuali, particolarmente in Italia, i concetti sono desueti, mentre hanno assunto importanza determinante le parole. Specie se inglesi! Per far vedere che uno  è “in”,  al momento opportuno del suo discorso tira fuori una parolona anglosassone. Ora, tra l'altro, è diventata di moda la "Spending Review". Si potrebbe dire, in corretto italiano, revisione della spesa, controllo della spesa, eccetera. Ma no! Eccoti l'inglese per mascherare l'insipienza dell'oratore. Comunque parliamo pure di spending review. E cominciamo dal primo passo: conoscere la situazione delle spese. Nelle amministrazioni pubbliche le conosciamo? Neanche per sogno! Mentre nei bilanci delle aziende private, ormai unificati quasi su scala mondiale è tutto chiaro, nelle aziende pubbliche è tutto terribilmente oscuro. Ad esempio quando frequentemente appare la voce “crediti” non si sa se questi verranno saldati alla fine del mondo o entro trenta giorni
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1 COMMENT

  1. Il potere e la burocrazia non fanno alcuna spending review.
    La possono fare i sudditi quando cesseranno il versamento delle tasse.
    Poi vedi che il potere smette di spendere.

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