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Tagli e ritagli, ma l’italia e’ il solito mostro di sprechi

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di PONGO

Si taglia, evviva l’ Itaglia!  Si taglia tutto, si tagliano i capelli, si taglian le unghie, si taglia un mazzo di carte, si taglia il salame e talvolta ci si taglia un dito. Si taglia un discorso, si taglia una stoffa, si taglia anche il vino e si taglia un corso d’acqua. Si taglia una siepe, si tagliano le comunicazioni e si taglia un diamante. Talvolta, e son sempre più a farlo, si taglia la corda, si tagliano i ponti, poi un taglio allo stipendio e un deficiente mi ha tagliato la strada. Brutta fine per l’animale ma si taglia anche la testa al toro.

Probabilmente la lista di tagli potrebbe essere molto più lunga ma… tagliamo corto.  Tra i maggiori tagliatori al mondo un posto importantissimo è quello di Enrico Bondi, vecchio manager 78enne, supercommissario incaricato dal nostro Premier di tagliare grosse quantità di somme alla spesa pubblica italiana. Ha inventato la nostra “spending review”  operando tagli negli acquisti pubblici di beni e servizi, ha disposto la riduzione dei dipendenti pubblici, il taglio delle auto blu, quello dei consigli di amministrazione delle società pubbliche e via via con tanti tagli ovunque.

Siamo ora giunti al taglio di molte Province italiane che saranno dal 1 gennaio 2014  nel numero di 51 e non più  di 86. E qui siamo ad un bel macello! Queste povere Province, ulteriore frazionamento delle Regioni, in questa povera Italia fatta di estreme divisioni territoriali, amministrative e con usi, costumi e abitudini così diverse. Una prima divisione risale addirittura ai tempi di Napoleone quando il generale francese creò  il Regno d’Italia  nel 1805 diventandone Re ed incoronato nel Duomo di Milano con la Corona Ferrea. Amministrativamente il suddetto Regno era costituito da 24 non province ma dipartimenti, di fatto la stessa cosa.  Povere province italiane, una continua discontinuità: nel 1861, unità d’Italia con Vittorio Emanuele II, Garibaldi e Cavour e le province erano 59. Nel 1866 dopo la terza guerra d’Indipendenza ed annessione del Veneto e parte del Friuli  tolti agli Asburgo, divennero 69. Dopo vicissitudini varie, guerre ed annessioni  e riordini fascisti il numero fu prima di 70 nel 1920, 76 nel 1924, 94 nel 1934 e 98 nel 1941.

Ci furono ulteriori cambiamenti fino al 1992 con l’aggiunta di Verbano-Cusio-Ossola, Biella, Lecco, Lodi, Rimini, Prato, Crotone (quanto mi piace la sua targa KR) e Vibo Valenzia, mentre Oristano era già provincia dal 1974 ed Isernia dal ’70. Ma adesso è e sarà solo un gran rebelotto. A parte il fatto che, pur essendo io un tutto sommato ignorante politicamente, mi sembra comunque una sempre più morte del Federalismo,  fino a poco tempo  fa grande obiettivo di alcuni.  Ma con quelli che ci governano  come sarà possibile creare una certa stabilità? E non solo il governo ma la nostra classe politica in generale  è in grado di perseguire nuovi difficili equilibri amministrativi e culturali? Chi saranno i più incazzati, i monzesi coi milanesi o saranno superati dai livornesi coi pisani?

In Toscana un macello incredibile, proprio nella regione storicamente più suddivisa tra tutte in Italia in cui addirittura Lucca attorno al XI secolo divenne il primo Comune italiano, ben 5 città e 4 province saranno accorpate in una sola. Cose da pazzi a non finire, l’assessore di Prato dice che, con i tagli già avvenuti, le province di fatto hanno già realizzato enormi risparmi nelle pubbliche amministrazioni. C’è chi prevede la reale morte della cultura  in quanto le province, soprattutto le meno importanti, han spesso curato e organizzato iniziative culturali rilevanti ben più delle regioni. Mah… E c’è chi dice di tenere le province eliminando invece le regioni. Che senso ha mantenere il Molise, una regione con meno di  350.000 abitanti?  C’è chi propone cose del genere  ma,  come detto prima,  penso che le mediocri capacità dei politici che abbiamo siano sinonimo di fallimento. Tagliano e tagliano, così ci dicono, ma lòa spesa pubblica aumenta sempre: qualcosa non funziona!

Idea!! Usiamo invece lo stesso concetto del 2 x 1 per gente come Gasparri e Cicchitto. In due non ci servono, uniamoli in uno solo come le province. Meglio uno scarso invece di due. Unifichiamo la Santanché, la Gelmini ed anche la Brambilla. In tre sono solo un grande spreco, mentre 3 x 1 è  più sopportabile. Non sarebbe stato meglio invece di avere un Lusi, un Belsito, un Fiorito, seppure di parrocchie diverse, averne solo uno, un bel 3 x 1. Questo mostro  avrebbe rubato solo un terzo di quello che han fatto invece quei tre mascalzoni. A  proposito di mostro, sto pensando a che sarebbe, come se fosse un’unica provincia, un essere vomitevole chiamato ProBerOnti, ovvero i nostri tre ultimi primi ministri. Singoli o accorpati sempre di mostri si tratta. Aiutoooooo!!!

 

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1 COMMENT

  1. Ho un amico che vende bende e cerotti, dopo tutti questi tagli, dovrebbe fare soldi a palate e invece niente adesso è in crisi profonda e non riesco piu a parlargli, si vede che con tutti i tagli e ritagli non si è fatto male nessuno e pertanto sono tagli indolori e anche invisibili perchè non si riesce a vederli da nessuna parte oppure sono guariti prima del previsto e gia cicatrizzati. Mi sa tanto che chiederò al mio amico di cambiare mestiere, Vendere pettini per bambole, smacchiatori per leopardi, carta assorbente per asciugare scogli forse, in vista di nuove elezioni fara la sua fortuna con questi prodotti finora utilizzati da pochissimi,

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