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Italia, un fisco da predoni utile solo al “potere per il potere”

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di GIAN LUIGI LOMBARDI CERRI Ci si propinano spesso gli slogan tipo “il piacere di pagare le tasse”, “pagare tutti per pagare di meno”, “abbiamo il dovere di contribuire allo sviluppo della società”. E via discorrendo. D'altra parte chi ci governa e sfrutta più che coniare slogan non è capace di fare. Se troppo frequentemente mi si indica con il dito la luna, mi vengono terribili e crescenti sospetti. Vediamo quindi, anzitutto, di ripassare un po' di storia.  Quando branchi di malviventi armati non di democrazia, ma di “roba che ammazza”, hanno sempre sanguinosamente conquistato il potere, la prima cosa di cui si sono preoccupati è stata quella di razziare il razziabile esclusivamente a proprio vantaggio. Poi, comodamente seduti sugli scranni, hanno cominciato a pensare  un po' al popolo solamente quando il medesimo ha cominciato a dare sanguinosi segni di noia. La ripartizione del malloppo si è sempre, e lo è ancora oggi, divisa in quattro parti b
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1 COMMENT

  1. Bellissimo articolo, complimenti.

    A proposito di rivolte contro le caste dominanti, l’analista finanziario Eugenio Benetazzo di recente ha scritto un articolo in cui fa un’analogia tra l’attuale situazione italiana e quella del Ruanda del 1994, quando la casta privilegiata dei tutsi venne sterminata con i machete dalla maggioranza degli hutu.

    Scrive Benetazzo:

    “Nessuno può pensare che un evento di tale portata si possa riproporre ulteriormente in altre nazioni. Tuttavia vi invito a fare una riflessione su alcuni punti di analogia tra la situazione italiana e quella ruandese appena prima dell’esplosione del genocidio. Anche in Italia abbiamo i Tutsi, solo che si chiamano dipendenti statali ed esponenti politici di varia estrazione e rango, messi assieme fanno circa 5.5 milioni di persone, circa il 10% della popolazione italiana autotoctona, proprio come i Tutsi.

    Proprio come questi ultimi anche loro godono di uno status elitario, quasi aristocratico, che li rende intoccabili, dominanti sugli altri e conservatori di privilegi e diritti acquisiti. Pensate solo alla tematiche e casistiche riguardanti le pensioni e le tutele del loro posto di lavoro. I Tutsi non erano miliardari che giravano in Aston Martin, non vivevano in ville principesche attorniati di body guard, semplicemente godevano di uno status sociale che garantiva loro dei vantaggi competitivi in termini economici che agli Hutu non erano concessi.

    Anche la parte della popolazione italiana sopra indicata è strutturata mediante gerarchie di comando e di classe cui non può accedere il resto della popolazione (pensate al processo di nomina del nuovo Presidente in Italia). Più che una sorta di etnia, a distanza di decenni gli storici oggi parlano di una sorta di casta …

    Tuttavia voglio lasciarvi con questa riflessione: nel 1994 i Tutsi non vennero tutti sterminati, molti di loro scapparono dal paese molto prima che esplodessero i primi episodi di guerriglia civile, in quanto percependo l’esasperazione della popolazione Hutu optarono saggiamente per una fuga strategica dal paese. Proprio grazie a questo riuscirono a salvarsi”.

    http://www.eugeniobenetazzo.com/tagliate-gli-alberi-alti/

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