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Vaklav klaus: il comunismo si è sciolto ma non è stato sconfitto

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di VÀCLAV KLAUS*

Per uno come me, il comunismo non era solo un campo di studi accademico o un oggetto di curiosità. Non lo guardavo da lontano, come un osservatore passivo. Ebbi il triste privilegio di trascorrere 40 anni della mia vita in un simile sistema.

Questa esperienza ci ha aguzzato la vista. La nostra vita sotto il comunismo ci ha dato un’opportunità unica per guadagnare una conoscenza profonda e intima di un sistema politico ed economico altamente centralizzato, oppressivo e antidemocratico, dirigista e interventista nella sua forma più pura.

Questi occhi aguzzi li usiamo quando guardiamo il mondo attuale e soprattutto quando guardiamo la realtà politica ed economica contemporanea in Europa e in tutto l’Occidente che è andata acquistando gradualmente un numero sempre crescente di caratteristiche che rassomigliano al nostro passato comunista.

In contrasto con molti osservatori vissuti al momento della caduta del comunismo nell’Occidente libero, non eravamo del tutto sorpresi che uno dei sistemi più irrazionali, oppressivi, crudeli e inefficienti della storia avesse cessato di esistere così improvvisamente e in modo relativamente silenzioso. Ci rendevamo bene conto che il regime comunista era già a quell’epoca sotto molti punti di vista un guscio vuoto. Sapevamo anche che negli ultimi stadi del comunismo praticamente nessuno nei nostri paesi credeva ai pilastri originali della sua ideologia, nel marxismo e nel suo derivato, la dottrina comunista.

Il comunismo si è sciolto da solo ma non è stato sconfitto, anche se ci sono persone e gruppi di persone che rivendicano di averlo fatto

Dobbiamo continuare a ricordare alla generazione attuale e a quella futura di tutte le crudeltà e le atrocità dell’era comunista, tuttavia è anche necessario interpretare correttamente gli stadi finali, sotto molti aspetti più miti, del comunismo.

Senza di ciò, è difficile capire la fine piuttosto improvvisa e incruenta del comunismo, comprendere tutti i principi della transizione post-comunista, e soprattutto osservare con precisione l’epoca attuale.

Una delle conseguenze della rapida sparizione del comunismo è che abbiamo smesso di discutere e di analizzare il comunismo, soprattutto le sue ultime fasi, il suo graduale indebolimento, svuotamento e ammorbidimento, oltre alla sua completa rinuncia a difendersi. Gli unici libri e studi che hanno continuato a essere pubblicati sul comunismo hanno riguardato i primi e molto più brutti periodi, riguardanti l’epoca “gulag” in Unione Sovietica o gli anni Cinquanta in altri Paesi comunisti dove la gente veniva uccisa, non solo incarcerata o licenziata dal lavoro.
Quando io suggerisco che da molti punti di vista stiamo tornando indietro, non voglio dire che stiamo andando verso il marxismo e il comunismo. Non vedo alcun “Risorgimento marxista” o cose del genere oggi.

C’è qualcos’altro che mi disturba. Io vedo il risorgere di idee similmente pericolose portate avanti sotto altri nomi. I loro esponenti negherebbero furiosamente qualsiasi legame con il marxismo e il comunismo. Molti di loro sono stati per lungo tempo anti-marxisti e anti-comunisti.

Il mondo contemporaneo è caratterizzato da molti aspetti che mi ricordano i vecchi tempi comunisti. Io vedo un declino visibile della libertà e una mancanza irresponsabile di interesse nella libertà e nella democrazia parlamentare autentica.

Dove si trovano questi tratti?

  • 1. Li trovo in un trasferimento di potere da rappresentanti eletti alla burocrazia non eletta, dalle autorità locali e regionali ai governi centrali, dai legislatori ai funzionari, dai parlamenti nazionali a Bruxelles, insomma dal cittadino allo stato.
    2. Li trovo in una crescita esponenziale della regolamentazione cumulativa e nel controllo di ogni tipo di attività umane. Lo stato regolamentatore e amministrativo ha cominciato a toccare anche le sfere intime e molto personali delle nostre vite, non solo il campo economico, come succedeva in passato.
    3. Li vedo e li osservo nella sostituzione della libertà con i diritti. L’ideologia dei diritti, che io chiamo dirittumanismo, è diventata la base di un nuovo modello di società, dei suoi sistemi istituzionali, dei suoi principi guida. Fa parte dell’illusione eterna di tutti i non-democratici di abolire la politica.
    4. Li trovo nella crociata vittoriosa dell’ambientalismo e dell’allarmismo sulla riscaldamento globale. Condivido il pensiero di Pascal Bruckner che: “tutte le sciocchezze del bolscevismo e del marxismo sono riformulate nel nome della salvezza del pianeta”.
    5. Li vedo nelle trionfanti crociate del femminismo e del genderismo, del multiculturalismo, del politicamente corretto.

Dalla Rivoluzione francese abbiamo ereditato l’idea di progresso, di progressismo, e, molto recentemente, di progressismo transnazionale. Viviamo in un’epoca in cui si adora il progresso putativo, l’uguaglianza, la giustizia e il vuoto moralismo, in un’epoca di disprezzo per i risultati delle elezioni e dei referendum, in un’epoca di falsa solidarietà e di adorazione per tutto ciò che ha il prefisso global, “multi” o “sovra”. Ciò ha portato all’attuale monocultura intellettuale di sinistra postmoderna.

A causa di tutto ciò l’Occidente è entrato nella fase critica del suo relativo e graduale declino. Si commetterebbe un errore a focalizzare l’attenzione sui nemici esterni siano essi russi, islamici o le restanti isole di comunismo. L’Occidente è attaccato prevalentemente dall’interno, da noi, dalla nostra mancanza di volontà, dalla nostra mancanza di determinazione, dalla nostra mancanza di coraggio, dai nostri intellettuali pubblici, dalle nostre università, dai nostri mass media, dai nostri politici politicamente corretti.

*Estratto del discorso di Vàclav Klaus per il premio impegno civico a Bologna il 2 dicembre scorso.

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3 COMMENTS

  1. A mio modesto avviso non si può diventare comunisti, marxisti o socialisti volontariamente e con consapevolezza immediata.
    Perché ritengo che tali forme ideologiche non siano altro che l’esito della interazione tra soggetti privati, monchi della possibilità di evolvere ed emanciparsi (ognuno secondo il grado del personale blocco) dalla dipendenza delle sicurezze e delle garanzie di cui gode l’infante.
    Una profoda castrazione psicologica, una chiara patologia che arriva ad assumere rilevanza sociale. A tal proposito lo sviluppo di tale limitazione dello sviluppo della coscienza meglio infatti si ottiene attraverso la precoce interruzione degli stimoli offera generosamente dal paternalista ed efficentissimo sistema dell'”educazione” pubblica. Sopita la coscienza in erba è solo per eccezione che un soggetto può incontrare il sistema delle responsabilità dell’adulto. Solo le occasionali esperienze individuali nelle attività di scambio umane, non solo e tutt’altro che economiche, possono portare una più completa visione di se nel rapporto con gli altri limitando le richieste di supplenza esterna di servizi vantaggiosi erogabili da: genitorialità pubbliche, cavalieri bianchi, grandi leader, uomini forti, costituzioni bellissime.
    La patologia è estremamente grave dato che si concretizza in forme di immaturità molto marginale e che questa è, o è stata, esperienza universale di tutti. Tranne casi particolari enumerabili più sfortunati, tutti veniamo da li e tutti sappiamo riconoscere la nostra imperfezione se ci ragioniamo un attimo. Proprio per questo tale patologia cogente, ma impercettibile a prima vista, ce la perdoniamo e la perdoniamo agli altri di fatto commettendo l’errore di sottovalutarla e consentendole di produrre a livello sociale i guasti al momento dell’organizzazione delle strutture deputate alla gestione delle comunità. Il risultato è limitazione della libertà e violenza istituzionalizzata a bassa o alta intensità non fa differenza.
    Poi ognuno può etichettare l’esito a gusto: socialismo, marxismo, comunismo, democrazia, economia sociale di mercato. A gusto dicevo.

    In età avanzata poi con l’approssimarsi dell’ineluttabie, col naturale decadimento cognitivo e la fatica di una vita nonché l’incremento delle necessità di sostegno, riemerge virulenta la mai sopita pretesa che qualcuno serva le comprensibili sofferenze.
    La patologia si quieta solo con l’eterno riposo forse solo dopo la cremazione o la sepoltura oppure solo con tanto sforzo per liberarsene in quota rilevante dopo aver avuto l’occasione di capire che esiste.

  2. Vaclav dimostra ancora una volta di essere un faro di intelligenza e civiltà in un periodo di drammatica decadenza.
    Per comprendere più a fondo le sue parole vorrei dire che se il comunismo si è annientato da solo a causa della sua assurdità e disumanità, le motivazioni sottostanti al marxismo non si sono annullate.
    Mi riferisco alla psicopatologia che spinge tanti esseri umani a diventare marxisti: il nichilismo.
    Il comunismo è praticamente sparito ma il nichilismo no, si sta facendo un maquillage per darsi un’altra immagine e ingannare la gente. Ora si ripresenta con altri vestiti e con un vocabolario diverso, ma la malattia è sempre là.
    Il nichilismo oggi ci vuole annientare con l’islam, l’immigrazione, l’annientamento delle nostre individualità per mezzo del multiculturalismo, l’annientamento del nostro raziocinio per mezzo del PC: l’apoteosi del ruffiano.
    Con tutte queste risorse a disposizione non c’è più bisogno del marxismo.
    Dovrei anche aggiungere che ci sono delle serissime motivazioni antropologiche alla base del marxismo, ma questa è un’altra storia che deve essere presentata in altre occasioni.

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