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Venezuela, il problema è il socialismo. la rivoluzione un’aggravante

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venezuela2di MATTEO CORSINI

“Sembra molto più probabile che il Venezuela abbia sofferto di una variante del destino di altri Paesi che hanno avuto rivoluzioni socialiste… Questo significa che il socialismo sia fallimentare? Certamente no. Le economie di Germania, Francia, Danimarca, Svezia e Regno Unito hanno i loro problemi, ma politiche come la sanità pubblica non hanno impedito loro di diventare società ricche e confortevoli”. Di fronte al disastro (non solo economico) sempre più evidente del socialismo chavista portato avanti in Venezuela da Nicolas Maduro, successore di Hugo Chavez, Noah Smith non si limita a prenderne atto e a concludere (peraltro in forte ritardo) che il socialismo porta alla miseria, oltre a restrizioni della libertà.

Al contrario, cerca di distinguere tra socialismo e socialismo rivoluzionario, concludendo che è solo la seconda versione a portare al disastro. A riprova cita i casi di talune economie europee, che avrebbero alcune caratteristiche socialiste e sarebbero comunque ricche. Di fatto Smith si riferisce al modello socialdemocratico, che in effetti è quello prevalente in gran parte d’Europa (e non solo). Il problema è che Smith non dimostra un bel nulla, anzi conferma che il socialismo non funziona.

Ludwig von Mises, del quale Smith suppongo non abbia mai letto una singola parola, demolì il socialismo dapprima in un saggio del 1920 nel quale dimostrò l’impossibilità del calcolo economico in un sistema socialista, poi nel 1922 in “Socialismo”, oltre a tornare sull’argomento in numerosi scritti successivi. Il fatto che i regimi socialisti, pur generando miseria e carenza di libertà, arrivino a durare anche decenni, è dovuto alla possibilità di fare riferimento a un sistema di prezzi che si formano in economie non socialiste (o meno socialiste) e al mercato parallelo (o nero che dir si voglia) che cerca di funzionare nonostante i vincoli imposti dallo Stato socialista, come affermava lo stesso Mises.

Questo vale a maggior ragione per le socialdemocrazie. Ciò non toglie che un sistema integralmente socialista non a contatto con economie di mercato non potrebbe che implodere, venendo progressivamente meno il sistema dei prezzi, che invece di essere espressione delle preferenze rivelate di chi effettua scambi volontari dipenderebbe dalle scelte del pianificatore, evidentemente non onnisciente.

Quindi il problema del socialismo non è solo l’eventuale aspetto rivoluzionario, che semmai aggrava le restrizioni alla libertà delle persone, ma riguarda anche l’economia in senso stretto. Le socialdemocrazie non sono come i regimi rivoluzionari non “grazie al”, ma “nonostante il” socialismo.

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