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Ecco il 16° segnale della ripresa: più suicidi e più uso di anti-depressivi

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di LUIGI CORTINOVIS

Continuano a crescere l’uso di antidepressivi in Italia. E aumentano i suicidi. Nel 2015 il consumo registrato per questa tipologia di farmaci è stato pari a 39,60 dosi definite giornaliere per mille abitanti al giorno. Dopo l’aumento costante registrato nel decennio 2001-2010, il volume prescrittivo sembrava aver raggiunto nel 2011-2012 una fase di stabilità (38,50 e 38,60), mentre nel triennio successivo si è registrato un nuovo incremento (39,10 nel 2013, 39,30 nel 2014 e 39,60 nel 2015).

E’ quanto emerge dal Rapporto Osservasalute 2016 sullo stato di salute della popolazione e sull’assistenza sanitaria nelle regioni italiane, pubblicato dall’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane dell’Università Cattolica di Roma, presentato al Policlinico universitario Agostino Gemelli. Il trend in aumento può essere attribuibile a diversi fattori – si spiega nel report – tra i quali ad esempio l’arricchimento della classe farmacologica di nuovi principi attivi utilizzati anche per il controllo di disturbi psichiatrici non strettamente depressivi (ansia), la riduzione della stigmatizzazione delle problematiche depressive e l’aumento dell’attenzione del medico di medicina generale nei confronti della patologia.

I consumi di antidepressivi più elevati per il 2015 si sono registrati in Toscana (59,6), nella Provincia autonoma di Bolzano (54,3), in Liguria (51,4) e in Umbria (50), mentre sono le regioni del Sud e le Isole, con l’eccezione della Sardegna (44,2), che presentano i valori più bassi: in particolare Basilicata (30,8), Campania (31), Puglia (31,4), Molise e Sicilia (31,5). Ma i suicidi continuano ad aumentare. Nel biennio 2012-2013, il tasso grezzo medio annuo di mortalità per suicidio è stato pari a 8,06 per 100 mila residenti di età maggiore o uguale a 15 anni. Si riscontra un leggero aumento rispetto agli anni precedenti: nel biennio 2010-2011 il tasso medio annuo di mortalità per suicidio è stato pari a 7,32. In termini assoluti, tra i residenti in Italia over 15 anni, nel 2012-2013 si sono tolte la vita 8.310 persone e, tra queste, gli uomini rappresentano il 77,6%.

Il tasso standardizzato di “suicidialità” è pari a 13,48 per 100 mila per gli uomini e a 3,40 per 100 mila per le donne. Per gli uomini il tasso aumenta fino ai 45 anni di età, poi si stabilizza sui 14-15 casi ogni 100 mila abitanti fino ai 65 anni, quando inizia un aumento esponenziale che porta il tasso a raggiungere un massimo di circa 33 casi ogni 100 mila abitanti tra gli ultra 85enni. Per le donne, invece, la mortalità per suicidio cresce lentamente fino ai 65 anni di età, si stabilizza intorno ai 5 casi ogni 100 mila abitanti fino ai 79 anni, dopo di che tende a ridursi lievemente nelle classi di età più anziane. Per entrambi i generi, quindi, la mortalità per suicidio cresce all’aumentare dell’età, ma mentre per le donne raggiunge un plateau nelle età anziane, per gli uomini si registra un aumento esponenziale proprio in coincidenza con l’età al pensionamento.

I valori più elevati di mortalità per suicidio si registrano in Valle d’Aosta e Sardegna. I più bassi in Campania e in Molise. La Valle d’Aosta registra una mortalità per suicidio pari a 3,4 volte quella di Molise e Campania, e la Sardegna pari a 2,5 volte.

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