di ROMANO BRACALINI
Che cos’è l’8 settembre se non la metafora di un fallimento storico? La sconfitta può essere onorevole. L’8 settembre non lo fu. Il linguaggio politico ha tradotto quella data in “armistizio” che ha un sapore più gradito di “resa incondizionata” quale essa fu. Non valse la lotta partigiana ad attenuare la colpe dell’Italia. Quando a Parigi si aprì la conferenza della pace, la delegazione italiana guidata da Alcide De Gasperi si meravigliò che l’Italia venisse trattata alla stregua di tutte le altre nazioni sconfitte. Il delegato sovietico, Molotov, che nel 1939 aveva sottoscritto il patto tedesco-sovietico, fu il più spietato di tutti nel chiedere un trattamento punitivo, pur riconoscendo i meriti della Resistenza italiana per un senso di riguardo verso i compagni comunisti italiani. La sconfitta militare segnava la fine dei sogni di potenza che l’Italia aveva covato da Crispi a Mussolini. Di tutte le date che compongono la nostra stori
Il carissimo, defunto amico, Mario Silvestri ha scritto come conclusione del suo libro sulla prima guerra mondiale : ” ……….e Caporetto continua !”
Niente di più vero perchè le varie Caporetto sono scritte nel DNA italiota.
Ricordo che l’Italia ha sempre partecipato a tutte le “guerre possibili” senza vincerne una per merito proprio: