di MATTEO CORSINI
"Il mini-petrolio contribuisce a tenere bassa l'inflazione globale: questo fa piacere a chi va alla pompa di benzina, ma è un problema enorme per chi è indebitato. Perché la bassa inflazione contribuisce ad aumentare il fardello. E il problema dell'iper-indebitamento è ormai globale: si pensi che il debito totale (pubblico più privato) a livello mondiale era pari al 175% del Pil nel 2007 e ora supera il 210% del Pil. L'inflazione bassa, insomma, è una piaga mondiale". (M. Longo)
Nonostante mi capiti di imbattermi quasi quotidianamente in affermazioni come quella riportata, continuo a stupirmi ogni volta della totale assenza di ragionevolezza che dimostra chi le fa (ammesso che sia in buona fede).
Prima di fare considerazioni più generali, vorrei brevemente sottolineare che il calo del prezzo internazionale del petrolio può essere un problema per le imprese del settore e per i Paesi esportatori, molti dei quali hanno accumulato debiti contando sul co
A memoria tutte le dottrine economiche, keynesiane, liberista, monetariste, comuniste erano fallite negli anni settanta. Da allora è stato tutto un sorgere di scuole (neokeynesiani, ecc) che ne rivedevano il pensiero tentando di correggerne le lacune e i difetti.
Keynes ha avuto fortuna in una situazione particolare, gli Stati Uniti post depressione, ma credo che sia del tutto inattuabile oggi giorno se non altro perché sono 50 anni che l’Italia applica le dottrine keynesiane nel mezzogiorno con i risultati che tutti conosciamo.
Facciamo finta di volerle applicare e che esista la possibilità di tassare ulteriormente gli italiani senza far crollare la domanda interna. Aumenta la spesa pubblica, se l’aumento è dovuto a grandi opere inutili come la Tav o Expo, il risultato è di avere opere che costano 4 volte l’equivalente all’estero, il maggior costo è dovuto in gran parte a mazzette e tangenti che finiscono all’estero. Risultato = nessun vantaggio per l’Italia. Le aziende che operano in questa grandi opere inutili assumono in gran parte extracomunitari che si accontentano di salari più bassi degli italiani. Risultato = gli extracomunitari spendono il meno possibile da noi, mandano tutti i soldi all’estero e ci costano in termini di sanità e pensioni = nessun vantaggio (anzi) per l’Italia.
Supponiamo che allora la maggior spesa pubblica sia destinata ad assumere gente inutile come da 50 anni a questa parte. Lo Stato assume 1 milione di dipendenti pubblici in più che non hanno nulla da fare (la Svizzera ha 1 dipendente pubblico ogni 60 abitanti, l’Italia 1 ogni 17, praticamente a livelli svizzeri dovremmo avere solo 1 milione di dipendenti pubblici), quindi si paga gente per non fare nulla sottraendo soldi con le tasse a chi produce. Risultato = questa gente consuma ma data la pressione fiscale nessuno produce più nulla in Italia, quindi i soldi finiscono tutti all’estero a multinazionali o agli operai cinesi e vietnamiti che producono nei loro paesi = nessun vantaggio per l’Italia.
Peccato che quelli che la dovrebbero identificare, la rappresentano…