di GUGLIELMO PIOMBINI
Nessuno scrittore è riuscito meglio di Stefan Zweig a raccontare il brusco passaggio dalla gloriosa epoca del liberalismo classico, caratterizzata da un lungo periodo di pace e progresso, a quella dello Stato onnipotente che si è aperta nel 1914 con lo scoppio della prima guerra mondiale. Nato nella Grande Vienna di fine secolo in una benestante famiglia della borghesia ebraica, Stefan Zweig (1881-1942) è stato, a cavallo fra gli anni Venti e Trenta, il maggior esponente della letteratura mitteleuropea e uno degli autori più letti e tradotti al mondo.
Zweig visse la fine del civile, rassicurante, pacifico, libero mondo borghese della sua giovinezza come un trauma personale. Non poteva credere che la grande cultura europea fosse impazzita a tal punto da rendersi responsabile delle più infami nefandezze contro i valori universali. Nessuna civiltà si era mai tanto elevata per poi sprofondare così in basso nell’infamia e nel disonore.
Nel 1933 il naz
Una recensione che ti inchioda letteralmente alla sedia.
Che dire? “Chapeau!” ad un inarrivabile maestro.
Un immenso Guglielmo Piombini. Grazie. Grazie dal profondo del cuore per questo straordinario articolo!
Ottimo consiglio. Grazie.
bellissimo articolo! un grande affresco di un’epoca!
purtroppo la storia non va in una sola direzione di sempre maggiore progresso, dobbiamo ricordarlo sempre! non dobbiamo essere arroganti e pensare che la libertà o il benessere conquistati siano per sempre.. l’Europa dal suo massimo splendore è caduta nelle due guerre mondiali, e ha partorito fascismo e nazismo.. mentre chi aveva una visione lucida di ciò che stava accadendo doveva scappare, nascondersi, isolarsi, o essere aggredito.
Grazie per l’apprezzamento, Pietro.
Hai ragione: la storia è imprevedibile, e spesso sono proprio le epoche di crisi quelle in cui prevale la saggezza.
Nel libro Peter Zweig fa a un certo punto l’elogio dei perdenti, e parla della superiorità morale del vinto: “Mi piacque sempre additare quella forma d’indurimento interiore che la potenza determina in un uomo, l’irrigidimento spirituale provocato da ogni vittoria in popoli interi, mettendovi a riscontro la forza sconvolgente e dolorosamente feconda della sconfitta” (p. 217).
Ci sono tante altre cose notevoli da leggere ne “Il mondo di ieri”, oltre a quelle che ho segnalato nel mio articolo. E’ veramente un grande libro.