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Elezioni Usa e Pil drogato da una produzione multipla di debito federale

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di MATTEO CORSINI Salvo colpi di scena, il prossimo novembre gli elettori americani si troveranno a scegliere tra non votare, mettere la croce sui nomi di candidati indipendenti destinati a non vincere, oppure su quelli di Joe Biden o Donald Trump. Il primo considerato non più tanto efficiente fisicamente e (soprattutto) mentalmente perfino dai propri elettori; il secondo considerato un pericolo per la democrazia in mezzo mondo, soprattutto nel Vecchio Continente. Non entro nel merito dei giudizi sui due candidati, ma trovo alcuni articoli a sostegno più o meno esplicito nei confronti di Biden involontariamente ridicoli. Per esempio nel consueto articolo domenicale sul Sole 24 Ore, Sergio Fabbrini scrive che nel discorso sullo “Stato dell’Unione” del 7 marzo, Biden ha demolito impietosamente le cose dette o fatte da Trump. Il tutto "con una vigoria fisica e concettuale, parlando in piedi per più di un’ora e scherzando sulla sua età, che ha stupito molti." E già il
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