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Gli egoisti della decrescita… che è ben poco felice

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di ANTONIO PASCALE* Mi capita di ascoltare svariate volte la parola decrescita. È di gran moda, la usano un po’ tutti. Di recente, l’ho sentita pronunciare da Serena Dandini, Luca Mercalli, Carlo Petrini e dal mio scrittore preferito, Sandro Veronesi. E con sfumature particolari anche dai piccoli e medi imprenditori, quelli cioè che dovrebbero crescere. Marco Cassini della minimum fax: «Impegnarsi insieme, e reciprocamente, in una campagna di “decrescita felice”: produrre meno per produrre meglio». Il benestante italiano, più o meno di sinistra, si sta inscrivendo al club della decrescita e insiste su un punto: questo livello di consumi non è sostenibile per il pianeta. L’obiettivo è giusto, sono tuttavia incerto se rubricare questa posizione sotto la voce sensibilità verso il prossimo o sotto nuovo egoismo. Il fatto è che il concetto di decrescita non trova, in realtà, spazio nei dipartimenti di Economia, ma abbonda sulla bocca di quelli di noi che non hanno mai
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