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Agenzia delle entrate: vi diremo come lo stato spende i soldi delle tasse

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di MATTEO CORSINI

Apprendo da un articolo di Lorenzo Salvia sul Corriere della Sera che l’Agenzia delle Entrate si appresta a comunicare ai cosiddetti contribuenti come vengono spesi i soldi derivanti dalla tassazione: A partire dalla prossima primavera l’Agenzia delle Entrate aggiungerà un foglio a buona parte delle sue comunicazioni. Su quel foglio ci sarà scritto quanto il singolo contribuente ha pagato al Fisco l’anno precedente. E, soprattutto, comparirà una tabella per spiegare come quei soldi, i suoi soldi, sono stati utilizzati dallo Stato”.

Premesso che dubito che il calcolo di quanto uno ha pagato possa andare oltre le imposte sui redditi, perdendo per strada per esempio IVA e accise sui consumi che sono pagate anche dai cosiddetti evasori totali, trovo abbastanza ridicolo lo scopo dell’iniziativa.

L’idea è portare alla luce del sole un filo che non sempre è visibile e che a volte non si vuole nemmeno vedere: quello che unisce le tasse ai servizi. Perché alla fine, nonostante un Fisco sempre troppo opprimente e gli infiniti sprechi della macchina pubblica, è proprio grazie alle tasse che lo Stato manda avanti le scuole, gli ospedali e tutti gli altri servizi essenziali”. Come no: una volta produceva anche automobili e panettoni, e all’epoca c’era chi si diceva convinto che fosse essenziale anche quello.

In realtà dietro c’è anche una teoria, quella della «spinta gentile» che l’anno scorso ha portato il premio Nobel per l’economia all’americano Richard Thaler. Secondo Thaler, esperto di economia comportamentale, davanti alle scelte di tutti i giorni abbiamo bisogno di un pungolo per fare quella giusta. Resta da vedere se, leggere quante tasse abbiamo pagato e sapere come sono stati usati i nostri soldi, ci farà versare l’obolo allo Stato a cuore più leggero. O il contrario”.

Non starò in questa sede a tornare sul paternalismo che deriva non tanto dall’economia comportamentale in sé, ma dalle conclusioni a cui vogliono giungere i suoi cultori o presunti tali. Mi limito a osservare, in merito alla frase conclusiva, che io sono tra coloro per i quali vale il contrario.

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1 COMMENT

  1. mio padre diceva che era meglio essere fra coloro che dovevano pagare le tasse… veniva da una cultura di montagna, il Cadore, dove da secoli le comunità si chiamavano Regole e provvedevano a tutte le esigenze della sopravvivenza… di tutti, anche di quelli che non possedevano niente e magari erano in stato di necessità…
    Oggi pagare le tasse è un di più rispetto a tutte quelle che già ci tolgono dal portafoglio senza neanche che se ne accorgiamo, anche comprando il pane, perché non c’è niente che non sia gravato di un onere che va a finire nelle casse senza fondo dello stato… il quale comunque non si accontenta mai e quando anche per interventi improvvisi, tipo calamità naturali, inventa una nuova tassa per farne fronte, anche questa dura in eterno e nessuno se ne rende conto… Uno stato ladro che approfitta della debolezza dei singoli, che sono totalmente alla sua mercè…
    Si è costruita da quando è nato un’impalcatura che è necessario demolire… occorre ritornare alla saggezza dei comuni ed alla gestione partecipata della vita delle comunità… abbiamo nella vicina Svizzera un modello che funziona, nessuno ne parla eppure è la dimostrazione pratica di cosa significhi democrazia.

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